Mylene Fernandez Pintado, L'angolo del mondo, Marcos y Marcos, 2017, pp. 224, € 16,00.
Davanti agli occhi l’oceano dell’Avana che risplende; nel
cuore il peso di una vita che non decolla.
Marian insegna all’università, ma tiepidamente; i rapporti sporadici con l’ex
marito sono bocconi che non nutrono.
È un libro a far scoccare la scintilla: incaricata di scriverne la prefazione,
Marian ha incontri tempestosi con Daniel, scrittore vulcanico, seducente e di quindici
anni più giovane.
Il fuoco che divampa è travolgente, annulla differenza d’età, dubbi,
reputazione, appuntamenti mancati.
Stesi sul pavimento fresco a bere granita dopo aver fatto l’amore, Daniel e
Marian sono vicinissimi, eppure tutto un oceano li separa: l’Atlantico che
Daniel le propone di attraversare insieme, con il sogno di un mondo migliore.
Marian cammina lungo il Malecón, fra il traffico e le onde, su quella terra che
sente sua.
Seguire un sogno di superlativi immaginari, un amore sbilenco, o abbracciare la
sua Cuba, dissestata eppure splendida di natura e di storia, e trarne la forza
per cambiare la realtà presente?
Nello scenario memorabile della grande rivoluzione
caraibica, una donna guarda negli occhi i suoi fantasmi e ritrova finalmente se
stessa.
L'angolo del mondo è un libro profondo, intenso, mi ha coinvolta totalmente e questo non può che essere un punto a vantaggio: quando un libro parla di ogni lettore che lo legge ha raggiunto il punto massimo della sua missione.
Sì, perché penso che questo libro parli a ognuno di noi. "L'angolo del mondo" è "l'angolo di mondo di ognuno di noi", non indica un luogo fisico ma un luogo della mente e del cuore dove ognuno si sente a casa e dove può esprimere se stesso.
Marian, la protagonista, si è rifugiata da sempre in un mondo di carta, sentendosi al sicuro in mezzo a storie raccontate da altri, incapace di diventare lei in prima persona creatrice di storie.
I libri sono stati i miei migliori amici, sempre lì a darmi una mano senza chiedermi niente in cambio, se non il tempo e la voglia di leggerli. I libri mi hanno offerto più emozioni e sensazioni della vita reale. E l'hanno accompagnata sempre.
Avrebbe tutte le capacità per poter scrivere un buon libro, ma non ha il coraggio di farlo, forse per paura di dover raccontare troppo di sé, perché scrivere la costringerebbe a guardarsi veramente dentro. Così anziché scrivere si circonda di persone che scrivono o che esprimo se stesse attraverso l'arte (Sergio, Daniel, Lorena), di persone che non hanno paura di esternare ciò che hanno dentro.
Ha la testa che trabocca di storie. Lo assalgono nei momenti meno opportuni, Lo trascinano fuori dai posti dove va e lo riportano a casa, alla sua sedia traballante. E lo obbligano a scriverle.
[...] Scrive e trova sollievo, come quando uno si carica sulle spalle dei pacchi pesanti e poi li appoggia a terra.
[...] La fama e la fortuna, questo meraviglioso duo di dolci accordi e clamori consacrati, non si sono mai accorte che in un sottotetto affacciato sul mare c'è qualcuno che scrive ininterrottamente perché non può farne a meno.
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