Clara Negro, Come una farfalla in volo, eLit, 2019, pp. 322.
Vita non si concede a se stessa, e neppure agli altri, mica che la confidenza diventi eccessiva e la costringa a rivelare il suo passato. Di tutto ha fatto per cancellare le proprie origini e costruirsi una vita così programmata su solidi binari da non lasciare spazio alle emozioni. Una vita che non rende giustizia al suo nome. E pazienza se ha pochi amici e un fidanzato che non vede quasi mai; a lei basta il lavoro al giornale, che le dà tutte le soddisfazioni di cui ha bisogno e in cui riversa la parte più importante di sé. Ma una telefonata e una vecchia scatola di latta con impresso il nome di una antica dolceria stravolgono tutto quell'ordine. Come un vaso di Pandora moderno, da quella scatola sembrano uscire tutti i fantasmi che Vita fino a quel momento ha cercato di tenere a bada e che invece ora sembrano volersi impadronire della sua esistenza...
Pensiamo, un po' tutti, di poter far finta che il nostro passato non esista, che possiamo decidere noi chi e come essere. Abbiamo questa presunzione. Non ci rendiamo conto che quello che siamo diventati lo dobbiamo a quello che siamo stati e a quello che abbiamo vissuto. Nel bene e nel male.
Possiamo provare a nasconderlo, il nostro passato, soprattutto quando si tratta di un passato ingombrante che ci ha lasciato tante, troppe, cicatrici addosso, ma proprio perché ingombrante, quel passato, prima o poi, verrà a reclamare la sua ricompensa, verrà a bussare alla nostra vita, fatta di certezze che ci siamo costruiti mattoncino dopo mattoncino, e in quel momento ci toccherà fare i conti con noi stessi per primi e poi con tutto il resto: persone, ricordi, situazioni. All'inizio penseremo di non farcela, di non avere la forza per affrontare tutto, ma poi scopriremo che tutto quello che è stato può solo averci fortificato e ha solo fatto sì che fossimo quello che siamo.
Vita ce l'aveva messa tutta per cancellare le sue origini. Be', poteva dire di esserci riuscita. O almeno così aveva creduto fino a quel giorno.
Questo è quello che succede a Vita (e già il nome dovrebbe essere sinonimo di forza e speranza), una giovane donna genovese che, a un certo punto della sua vita, decide di tagliare i ponti con il suo passato, in particolare, con sua nonna che l'ha cresciuta, pensando così di riuscire a richiudere dentro di sé, in un angolo ben nascosto, tutta la sofferenza che ha segnato la sua infanzia e di cui incolpa totalmente la donna.
Non parlava mai della sua famiglia. Con nessuno. Un argomento tabù, così come la sua infanzia o il passato in generale. Non ricordava una sola volta di essersi lasciata andare a confidenze con chicchessia, né compagne o amiche. Neppure con Francesca. Per questo la frequentava, perché lei aveva capito e non chiedeva.
Quando si ritroverà a dover affrontare il suo passato, a conoscerne persone e vicende, piano piano, riuscirà a capire quando abbia sbagliato a voler quasi far finta di niente.
Si innamorerà di una terra che odiava per partito preso, la Sicilia, ma soprattutto si innamorerà dei suoi abitanti e rivaluterà quel passato sconosciuto a cui non aveva voluto dare ascolto.
Ho letto questo libro in pochissimo tempo. Le storie raccontate e i loro personaggi mi sono rimasti appiccicati addosso anche dopo averlo terminato e, in fondo, è quello che dovrebbe succedere con ogni buon libro.
Mi sono ritrovata in parte in Vita che vuole scacciare il suo passato. Anch'io avevo provato a farlo per poi capire, come lei, che non si può rinnegare qualcosa che fa parte di noi, che è dentro di noi.
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