Non perdiamoci di vista

Federica Bosco, Non perdiamoci di vista, Garzanti, 2019, pp. 288, € 17,90.




È l’ennesimo 31 dicembre, e Benedetta lo trascorre con gli amici della storica compagnia di via Gonzaga, gli stessi amici che, negli anni Ottanta, passavano i pomeriggi seduti sui motorini a fumare e a scambiarsi pettegolezzi, e che ora sono dei quarantenni alle prese con divorzi, figli ingestibili, botulino e sindrome di Peter Pan.

Ma quello che, a distanza di trent’anni, accomuna ancora quei «ragazzi» è l’aspettativa di un sabato sera diverso dal solito in cui, forse, succederà qualcosa di speciale: un bacio, un incontro, una svolta. Un senso di attesa che non li ha mai abbandonati e che adesso si traduce in un messaggio sul telefonino che tarda ad arrivare. Un messaggio che potrebbe riannodare il filo di un amore che non si è mai spezzato nonostante il tempo e la distanza, che forse era quello giusto e che torna a far battere il cuore nell’era dei social, quando spunte blu, playlist e selfie hanno preso il posto di lettere struggenti, musicassette e foto sbiadite dalle lacrime.

Una nostalgia del passato difficile da lasciare andare perché significherebbe rassegnarsi a un mondo complicato, competitivo e senza punti di riferimento, che niente ha a che vedere con quello scandito dai tramonti e dal suono della chitarra intorno a un falò. Fino al giorno in cui qualcosa cambia davvero. Il sabato diverso dagli altri arriva. L’inatteso accade. La vita sorprende. E allora bisogna trovare il coraggio di abbandonare la scialuppa e avventurarsi a nuoto nel mare della maturità, quella vera.

Federica Bosco è una certezza per i lettori. Ogni suo romanzo diventa un bestseller grazie al passaparola inarrestabile. Un’autrice da oltre un milione di copie vendute, fonte inesauribile di nuove storie e nuovi, indimenticabili personaggi. Non perdiamoci di vista parla a tutti noi. Parla a tutte le generazioni. Perché il valore dell’amicizia non ha età. Perché tutti, almeno una volta nella vita, siamo stati fermi ad aspettare che succedesse qualcosa, per paura o per inerzia. Ma la vera magia è rischiare, qualunque cosa accada.



Avevo questo libro nella mia libreria da un po' di tempo ma non ero ancora riuscita a leggerlo e ora, dopo averlo finito, mi pento di non averlo letto prima. È un libro che mi ha travolta al suo interno facendomi vivere con i personaggi e, in alcuni tratti, facendomi provare le loro stesse emozioni. Perché in fondo ciò che provano Benedetta, Vittoria o Mattia lo abbiamo provato e sperimentato tutti. Perché a tutti è capitato, a un certo punto della propria vita, di guardarsi indietro, di cercare di fare dei bilanci e di sperare di poter tornare indietro e fare le cose diversamente. Ma ognuno di noi deve essere capace di non rimpiangere ciò che è stato, di cercare di viversi al meglio il presente e soprattutto di accettare il tempo che passa e l'idea di essere adulti con delle responsabilità. Perché a tutti è capitato di provare un amore travolgente e assoluto, di quelli che ti fanno perdere la testa e ti fanno battere forte il cuore. 


Possediamo tutti delle aree inesplorate di noi stessi che ci terrorizzano e che non vorremmo mai conoscere. Alcuni riescono a girarci intorno senza mai addentrarci tutta la vita, scegliendo situazioni comode ed evitando i cambiamenti, illudendosi di vivere un'eterna giovinezza, mentre altri finiscono in mezzo alla tempesta loro malgrado e sono costretti ad attraversarlo nuotando come disperati per sopravvivere ma, una volta dall'altra parte, non hanno più paura di niente. 


Benedetta e i suoi amici cercano di vivere ancora, nonostante siano tutti vicini ai cinquant'anni, come se ne avessero venti, quasi rifiutandosi di guardare negli occhi il presente e il tempo che è passato, finché, come sempre, non sarà la dura realtà a far aprire gli occhi a tutti, mettendoli davanti a crudeli verità e alle loro responsabilità da adulti.






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