Inferno. Canto V

 Inferno. Canto V





II Cerchio - I Lussuriosi: sono tormentati da una bufera incessante che simboleggia la forza della passione sessuale a cui non seppero opporsi.


All'entrata del II Cerchio, Dante e Virgilio incontrano Minosse, una figura spaventosa e infernale. Il suo compito è quello di dare una collocazione alle anime. Ogni anima arrivata di fronte a Minosse confessa i suoi peccati e la sua destinazione è decisa attraverso i giri di coda che Minosse fa intorno al corpo del dannato: ogni giro rappresenta un cerchio.


Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:

essamina le colpe ne l’intrata;

giudica e manda secondo ch’avvinghia.                        6

 

Dico che quando l’anima mal nata

li vien dinanzi, tutta si confessa;

e quel conoscitor de le peccata                                       9

 

vede qual loco d’inferno è da essa;

cignesi con la coda tante volte

quantunque gradi vuol che giù sia messa.                    12



Minosse ammonisce e mette in guardia Dante, dicendogli di non farsi trarre in inganno: uscire, tornare indietro, potrebbe non essere così facile come entrare.

Virgilio interviene rimettendo al suo posto Minosse e sottolineando come Dante stia facendo questo viaggio per volere di Dio, pronunciando quei versi che, come abbiamo già visto, rappresentano il lasciapassare.


«O tu che vieni al doloroso ospizio»,

disse Minòs a me quando mi vide,

lasciando l’atto di cotanto offizio,                                    18

 

«guarda com’entri e di cui tu ti fide;

non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!».

E ’l duca mio a lui: «Perché pur gride?                         21

 

Non impedir lo suo fatale andare:

vuolsi così colà dove si puote

ciò che si vuole, e più non dimandare».                       24



Dante, proseguendo, comincia a sperimentare la durezza dell'Inferno, sente, infatti urla e pianti.


Or incomincian le dolenti note

a farmisi sentire; or son venuto

là dove molto pianto mi percuote.                                  27


Vede diverse anime su cui chiede spiegazioni a Virgilio. A un certo punto nota due anime che si muovono come due colombe e vuole parlare con loro.

Le due anime sono quelle di Paolo e Francesca per cui Dante usa dei versi divenuti famosissimi.


Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende

prese costui de la bella persona

che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.                 102

 

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona.                  105

 

Amor condusse noi ad una morte:

Caina attende chi a vita ci spense».

Queste parole da lor ci fuor porte.                                108


[...]

E quella a me: «Nessun maggior dolore

che ricordarsi del tempo felice

ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.                            123



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