Vittorio Sermonti, L'Inferno di Dante, Garzanti, 2021, pp. 688, €16,00.
Nell'estate del 1940, un ragazzo di undici anni ascoltò il
padre che leggeva e spiegava ai fratelli maggiori l’Inferno di Dante; le due
estati seguenti toccò a Purgatorio e Paradiso. “Le cicale concertavano nel
fico, il fumo della Macedonia di mio padre sbandava rampicando per l’aria, le
nostre motosiluranti solcavano invitte il golfo della Sirte, e io,
praticamente, non capivo nulla.” Mezzo secolo più tardi proprio quel ragazzo,
Vittorio Sermonti, avrebbe letto e spiegato Dante ai microfoni della radio e in
più di cinquecento letture pubbliche. Così è nato questo “racconto-commento”
della Divina Commedia, che si poneva un obbiettivo solo apparentemente modesto:
“consentire a un qualunque italiano dotato di cultura media, intelligenza e un
po’ di passione di percorrere il più gran libro scritto in italiano senza
interrompere continuamente l’avventura per approvvigionarsi di notizie,
delucidazioni e varianti nei battiscopa di note, che spesso rasentano il
soffitto della pagina”. È un obbiettivo in realtà ambiziosissimo, e per
raggiungerlo era necessaria la prosa insieme raffinata e colloquiale, accurata
e ironica di Sermonti.
Questo commento di Vittorio Sermonti è un commento un po' insolito, diverso rispetto alle analisi a cui siamo abituati. Egli si propone di creare qualcosa di facilmente fruibile a chiunque abbia un minimo di passione per la Divina Commedia e che possa offrire ulteriori spunti di studio e approfondimento a chi già ne ha fatto una lettura approfondita.
Ogni Canto viene anticipato da un'introduzione-parafrasi che ci spiega dove ci troviamo, chi ci troveremo di fronte e cosa accadrà. Il Canto viene spiegato passo passo, sia con la parafrasi che con riferimenti e cenni storici oltre alle fonti e alla letteratura classica, da cui molti personaggi e situazioni prendono spunto.
Ho trovato la lettura di questo libro molto piacevole e stimolante. La vena ironica e diretta contribuiscono a rendere tutto più accessibile anche a chi, magari, ha sempre pensato che la Divina Commedia fosse per pochi.
Io sono una sostenitrice del fatto che questa opera immensa debba essere letta da tutti, sicuramente con gli strumenti adatti per ognuno, ma non credo sia qualcosa di inaccessibile, anzi sono convinta che rappresenti qualcosa di sempre attuale e che abbia sempre qualcosa da dirci.
Nessun commento:
Posta un commento