Angelo Mellone, Nelle migliori famiglie, Mondadori, 2021, pp. 288, € 18,00.
Una barella entra nel pronto soccorso dell’ospedale di Cortina d’Ampezzo. Sopra è steso un ragazzo appena caduto su una pista da sci, è un “codice rosso”. Dietro c’è il padre, Piero Cometti, un chirurgo plastico molto noto, persuaso che la sua disciplina sia la nuova frontiera della rivoluzione comunista. Si trova a Cortina perché i figli hanno convinto i genitori a passare le vacanze di Natale insieme, nonostante siano separati. La madre è Elisabetta Pignatelli, una famosissima conduttrice televisiva “di destra”.
Piero ed Elisabetta sono stati molto innamorati, la loro era una famiglia invidiata in tutta la Roma che conta. Ma un lutto terribile li ha colpiti due anni fa: il maggiore dei quattro figli è morto, investito da un’automobile pirata. Da quel momento tutto ha cominciato a crollare: l’unione, la famiglia, il rispetto. Piero ed Elisabetta hanno perso la testa, e ciascuno dei due ha perso di vista l’altro per inseguire le proprie vanità.
Adesso si ritrovano al capezzale del loro figlio più piccolo
nel giorno della vigilia di Natale, poco prima di una cena che potrebbe essere
decisiva per il futuro di Elisabetta, lanciata verso la carriera politica.
L’incidente del ragazzo li tiene prigionieri, per una notte infinita, nel
desolato corridoio di un ospedale, e li costringe a fare i conti con se stessi,
con i propri errori e soprattutto con l’altra e l’altro che moltissimo hanno
amato e troppo velocemente hanno dimenticato.
Nelle migliori famiglie è un libro sui legami, raccontati attraverso le vicende dei protagonisti e il modo in cui le loro esistenze si intrecciano con quelle di amici, parenti e figure più o meno oscure. È un libro che esplora il rapporto fra le aspirazioni personali e la relazione di coppia, lo scambio faticoso fra libertà e appartenenza, fra desiderio individuale e senso familiare, per mostrare che, a determinate condizioni, la famiglia può sopravvivere alla retorica della sua dissoluzione.
La famiglia produce al suo interno il virus che la distrugge. Con singolare e crudele rapidità, il linguaggio edificante e prospettico vira nel suo opposto, il linguaggio distruttivo dell'apocalisse del bottino.
Angelo Mellone ci racconta la parola di una cosiddetta "famiglia bene" della Roma che conta.
Lui, Piero, importante chirurgo estetico, lei, Elisabetta, affermata giornalista televisiva. Appartenenti entrambi a due famiglie importanti e altolocate.
Nell'immaginario Elisabetta e Piero rappresentano la famiglia perfetta, a cui non manca niente e che non aspira a nulla di più di ciò che già ha, ma ciò che non si riesce a capire o a vedere è che possono avere tutto ma difettano, forse, della cosa più importante e che è alla base di una vera famiglia: ovvero l'amore e l'affetto.
Elisabetta e Piero stanno insieme da oltre 20 anni, si sono amati tanto, ma, a un certo punto, sono stati troppo concentrati su se stessi per capire cosa stava veramente accadendo a loro e alla loro famiglia. E, quasi all'improvviso, si sono visti come degli sconosciuti l'uno agli occhi dell'altra o, forse, si sono guardati con occhi diversi, come non avevano mai fatto prima, scoprendo e capendo delle cose che non avevano, con molta probabilità, voluto vedere o conoscere.
A metterli di fronte alla realtà è la perdita del loro figlio maggiore, Flavio, in un incidente stradale. Questo evento crea una frattura irreparabile. Si ritrovano, ognuno a suo modo, incapaci di affrontare il proprio dolore, richiudendosi in se stessi e nei propri egoismi e apparenti ambizioni, perdendo di vista ciò che davvero conta e forse, anche gli altri tre figli, che sembrano vivere, quasi, delle esistenze lontane dai loro genitori che, in un qualche modo, credono di sapere tutto di loro ma, in realtà non li conoscono affatto.
Essere genitore era anzitutto fatica. Le sembrava strano che un uomo della sua intelligenza non cogliesse la verità elementare che distingue un genitore da un amico. L'amico fiancheggia e confida, il genitore educa e perdona.
Elisabetta e Piero si accusano a vicenda, non riuscendo a capire che, in realtà, si trovano entrambi in una posizione di errori. Sanno accusarsi di qualsiasi cosa: della morte di Flavio, dell'incidente di Denis, della fine del loro matrimonio, ma non sembrano capaci di guardarsi dentro, di ammettere ognuno i propri errori e di svelare i propri segreti per primi a se stessi, per poter trovare la strada per ripartire.
La verità sceglie diversi modi per rivelarsi e le ombre che dimorano dentro ciascuno di noi condizionano o definiscono la nostra personalità ben più di quanto siamo disposti ad accettare, per una questione di equilibrio interiore. Le ombre sono le derive del nostro carattere, i rimossi che galleggiano nel subconscio.
In taluni casi, i segreti, i non detti diventano la nostra salvezza. Se è necessario bisogna tenere per sé anche gli errori più gravi. Sopportare in silenzio il loro peso, rinunciare ad alleggerirsi condividendoli e chiedendo perdono.
Questo libro ci mostra quanto sia complicato affrontare le difficoltà che la vita ci presenta.
Pensiamo di essere pronti a tutto, invece poi basta poco quasi per annientarci, perché ci scopriamo incapaci di reagire o di affrontare la realtà.
Ci mostra soprattutto che le apparenze valgono poco, che sono, appunto, semplici apparenze e non mostrano la realtà, ciò che si nasconde dietro a una posizione sociale elevata, a un lavoro di eccellenza. Nelle migliori famiglie ci dice che le "famiglie disfunzionali" esistono a qualsiasi livello sociale e che, nella maggior parte dei casi, bastano veramente pochi gesti per ricucire strappi che sembrano irrecuperabili: il dialogo, il sapersi ascoltare e l'amore sopra ogni cosa, l'esserci gli uni per gli altri senza far mai mancare il proprio appoggio agli altri membri della famiglia.
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