Il Conte di Montecristo

Alexandre Dumas, Il Conte di Montecristo, 1844-1846, in edizione Feltrinelli.





[...] ci sono individui che tanto hanno sofferto e non solo non sono morti, ma addirittura si sono costruiti una nuova fortuna sulle macerie di tutte le promesse di felicità che il cielo aveva loro prodigato, sulle rovine di tutte le speranze che Dio aveva loro infuso.
[...] questi uomini dal profondo dell'abisso dove il nemico li aveva sprofondati si sono rialzati con tale vigore e tale gloria che hanno soggiogato il vincitore di un tempo e lì l'hanno precipitato a loro volta.


Il Conte di Montecristo soggiornava da un po' di tempo nella mia libreria. Avevo un forte desiderio di leggerlo ma la mole che lo contraddistingue mi metteva un po' di soggezione e poi avevo un po' paura di non riuscire a finirlo.
Ah come mi sbagliavo!
A dispetto della mole, del numero delle pagine, della dimensione dei caratteri, l'ho letto in poco tempo, molto meno di quanto mi aspettassi.
Ho amato questo libro, non riuscivo a staccarmene e, ora, Edmond Dantès mi manca.
Pur essendo ambientato in un' epoca molto diversa dalla nostra eppure credo che riesca a raccontare la società di qualsiasi epoca.
Non viviamo forse in una società dove tutti rincorrono il successo, il potere, la ricchezza, il voler primeggiare sugli altri? E, a volte, per raggiungere questi obiettivi, non si è forse capaci di commettere delle azioni di cui pentirsi? E non tutti vorremmo vendicarsi di un torto subito? Non vorremmo, forse, che chi ci ha fatto del male potesse provare ciò che abbiamo provato noi? Ecco allora che Il Conte di Montecristo parla di tutti noi.
Questo libro ci dice, innanzitutto, che nulla di ciò che vogliamo veramente è impossibile. Basta essere tenaci nel riuscire a creare le condizioni per ottenerlo. Non è forse quello che fa Edmond? Lui ha ben in testa i suoi propositi i suoi obiettivi, ha studiato e riflettuto tanto: ha passato 10 anni a prepararsi al momento in cui tutto ciò che aveva in mente si sarebbe compiuto. Edmond non ha fretta, ha imparato l'arte dell'attesa e, allo stesso tempo, ha imparato a usare l'attesa a proprio vantaggio. Soprattutto Edmond ha imparato a non essere più sé stesso, a diventare qualcun altro, a diventare colui che lo avrebbe vendicato.


Commenti