Antonio Scurati, M. L'uomo della provvidenza, Bompiani, 2020, pp. 650, € 23,00.
Così si apre il secondo tempo della sciagurata epopea del fascismo narrato da Scurati con la costruzione e lo stile del romanzo. M. non è più raccontato da dentro perché diventa un’entità distante, “una crisalide del potere che si trasforma nella farfalla di una solitudine assoluta”. Attorno a lui gli antichi camerati si sbranano tra loro come una muta di cani. Il Duce invece diventa ipermetrope, vuole misurarsi solo con le cose lontane, con la grande Storia. A dirimere le beghe tra i gerarchi mette Augusto Turati, tragico nel suo tentativo di rettitudine; dimentica ogni riconoscenza verso Margherita Sarfatti; cerca di placare gli ardori della figlia Edda dandola in sposa a Galeazzo Ciano; affida a Badoglio e Graziani l’impresa africana, celebrata dalla retorica dell’immensità delle dune ma combattuta nella realtà come la più sporca delle guerre, fino all’orrore dei gas e dei campi di concentramento.
Il cammino di M. Il figlio del secolo – caso letterario di assoluta originalità ma anche occasione di una inedita riaccensione dell’autocoscienza nazionale – prosegue qui in modo sorprendente, sollevando il velo dell’oblio su persone e fatti di capitale importanza e sperimentando un intreccio ancor più ardito tra narrazione e fonti dell’epoca. Fino al 1932, decennale della rivoluzione: quando M. fa innalzare l’impressionante, spettrale sacrario dei martiri fascisti, e più che onorare lutti passati sembra presagire ecatombi future.
È il secondo volume di Antonio Scurati su Mussolini, che da "figlio del secolo" diviene "uomo della provvidenza". Colui che è diventato cugino del re dopo la consegna, da parte del sovrano, del collare dell'Annunziata; l'uomo che ha risanato la frattura tra Stato e Chiesa con la firma dei Patti Lateranensi, che è scampato a numerosi attentati e che viene visto e quasi adorato come una divinità.
Il libro tratta il periodo dal 1925 al 1932. Anni in cui il regime si rafforza, in cui l'obiettivo unico è quello della completa fascistizzazione dello Stato e del totale accentramento del potere e delle decisioni nelle mani di un solo e unico uomo.
Vogliamo fascistizzare la nazione, vogliamo creare un nuovo tipo di italiano, l'uomo fascista.
Lo Stato sono io, il fascismo sono io.
Il fascismo è una religione e il verbo sacro di tutte le religioni è, da sempre, uno solo: obbedire!
Mussolini mette bene in chiaro che da ora in poi le decisioni saranno prese unicamente da lui, lo dice anche ai suoi fedelissimi, a coloro che sono stati al suo fianco fin dal primo momento, coloro che hanno combattuto sul campo e che dovrebbero essere resi partecipi del processo decisionale. Ma nessuno si lamenta dell'accentramento del potere nelle mani del Duce, tutti accettano in silenzio, davanti a lui, le critiche e le lamentele verranno mosse alle sue spalle, ma tutto questo sarà destinato a durare a lungo?
Tutto ciò, però, ci dimostra del potere anche carismatico di questo uomo, capace di portare chiunque gli stesse attorno completamente dove lui desiderasse.
Una corposa parte della narrazione è dedicata alla colonizzazione libica.
Dal punto di vista narrativo è una parte molto suggestiva e affascinante. Scurati utilizza un linguaggio che sembra rievocare immagini oniriche nella descrizione degli ambienti e degli uomini prima, durante e dopo i combattimenti e gli spostamenti. Ma di onirico e suggestivo c'è solo la narrazione. La realtà è, invece, terrore, dolore, sofferenza, mostruosità e falsità.
In Italia le imprese libiche venivano raccontate come qualcosa di grandioso, conquiste i sperate e raggiunte con determinazione e tenacia. Non venivano però raccontate tutte le atrocità e le malvagità praticate.
In Africa furono costruiti anche i primi campi di concentramento, descritti, sulla carta, come oasi felici ma che, nella realtà, erano posti di tortura e dolori inenarrabili.
L'ultima parte è dedicata al Mussolini uomo, un uomo che ha raccolto su di sé l'attenzione di un intero popolo, osannato da tutti, corteggiato dai potenti del mondo, che è riuscito nel suo intento di fascistizzare un Paese ma che, a un certo punto, si ritrova da solo, con il vuoto attorno a sé.
Lo stratega che, dopo aver praticato per decenni la supremazia tattica del vuoto, ha finito per fare il vuoto attorno a sé.
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Recensione a M. Il figlio del secolo
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