Inferno. Canto III

 Inferno. Canto III.



"Per me si va ne la città dolente,

per me si va ne l’etterno dolore,

per me si va tra la perduta gente.                                    3

 

Giustizia mosse il mio alto fattore:

fecemi la divina podestate,

la somma sapienza e ’l primo amore.                           6

 

Dinanzi a me non fuor cose create

se non etterne, e io etterno duro.

Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate".                         9


Il canto si apre con la famosa iscrizione riportata sulla porta dell'Inferno.

Dante dice che la comprensione di tutto ciò gli risulta molto ardua sia per le parole usate sia per la mancanza di luce che rende difficoltosa la lettura.

All'ingresso dell'Antinferno Dante ode urla e lamenti. 

I primi dannati che incontra sono gli Ignavi, color che in vita non presero mai una posizione. Le loro anime sono costrette a correre dietro a un'insegna vuota, mentre sciami di vespe pungono incessantemente i loro corpi nudi.


Ed elli a me: «Questo misero modo

tegnon l'anime triste di coloro

che visser senza 'nfamia e sanza lodo                        36

[...]

Fama di loro il mondo esser non lassa;

misericordia e giustizia li sdegna:

non ragioniam di lor, ma guarda e passa».                 51


Virgilio esorta Dante a proseguire poiché non vale la pena soffermarsi troppo a ragionare di queste anime.


Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto,

vidi e conobbi l'ombra di colui

che fece per viltade il gran rifuto.                             60


Dante vede le anime passare e, a un certo punto riconosce qualcuno: è Celestino V, il papa che cedette il suo papato a Bonifacio VIII.


Giunti sulla riva dell'Acheronte, Dante e Virgilio incontrano Caronte, il traghettatore di anime. Dante e Virgilio vorrebbero salire sulla sua barca per essere trasportati sull'altra sponda, ma Caronte si rifiuta. Virgilio interviene con i celebri versi:


E 'l duca lui: «Caron non ti crucciare:

vuolsi così colà dove si puote ciò 

che si vuole, e più non dimandare».               96



Approfondimenti:


Caronte

- Enciclopedia Treccani

- Divina Commedia



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