Danteide

Nella settimana del Dantedì, nell'anno del 700° anniversario della morte di Dante, non potevo esimermi dal dedicare delle pagine al Sommo Poeta che ha avuto un ruolo molto importante nella mia vita, croce e delizia del mio percorso universitario.

Dante e la sua Divina Commedia, infatti, sono stati il tema della mia tesi di Laurea Magistrale, una tesi che si è rivelata più complicata del previsto ma che mi ha permesso di conoscere delle cose che mai avrei immaginato. 

Nei prossimi giorni pubblicherò dei post dedicati a Dante e alla sua opera massima, con alcuni brani tratti dalla mia tesi. La cultura va elargita e condivisa.



Pietro Trellini, Danteide, Bompiani, 2021, pp. 576, € 20,00.





Sono le dieci del mattino del 27 maggio 1865. A Ravenna due manovali trovano per caso una cassetta di legno. Stanno per gettarla tra le macerie quando qualcuno nota sul coperchio una scritta: Dantis Ossa. La scoperta muove una città intera, e un vortice di persone – assessori, periti, notai, medici e scienziati – inizia a ruotare attorno a una sola ossessione: la testa di Dante. Tutti vogliono sapere perché quel cranio si trovi lì, quale sia la sua storia e soprattutto il peso del suo cervello. Per conoscerne la grandezza in realtà bastava vedere cosa avesse prodotto: la Commedia, il più bel libro mai scritto dagli uomini. Dante lo aveva creato attingendo da ciò che aveva vissuto, rubando saperi, storie e segreti, e lo aveva popolato di figure per lui familiari, quelle che avevano respirato la sua stessa aria: Paolo e Francesca, il conte Ugolino, Farinata, Cavalcanti, Guido da Montefeltro, Ezzelino e gli altri. Erano tutti legati. Eppure un mondo così piccolo era diventato una storia universale. Come Dante ci sia riuscito rimane un mistero. Per provare a svelarlo e a sfiorare un brandello di verità resta forse una sola possibilità: evitare di guardare lui per guardare ciò che guardò lui. Prendere quindi gli uomini che attraversarono la sua iride per distribuirli in una storia. E tentare così di vivere, con i suoi occhi, le vite degli altri.



Pietro Trellini, in questo libro, traccia un quadro della storia e degli ambienti in cui visse Dante e che influenzarono la sua vita, cercando di spiegare come avesse conosciuto persone e fatti presenti nella Commedia.

Ci troviamo di fronte a un excursus storico e di intrighi personali e familiari che influenzarono la storia e da cui la storia stessa dipese e che ci aiutano a capire meglio il modo in cui Dante tratta alcuni personaggi nella sua opera e anche i motivi della loro collocazione (Inferno, Purgatorio, Paradiso). In fondo non si può capire fino in fondo l'atteggiamento del Poeta verso alcuni personaggi se non si conosce il loro ruolo nella realtà e nella società in cui visse il Sommo, l'influenza che alcune figure ebbero nell'evoluzione della società e nella vita di Dante stesso.


Elaborò la concezione grandiosa di un poema attraverso il quale lanciare il suo monito all'umanità. Per questo motivo adottò come lingua il volgare, non il latino, così da arrivare a tutti. Preferì come genere la poesia, perché essa solo, e non la prosa, poteva unire cielo e terra. Grazie a essa disseminò il suo poema di simmetrie, corrispondenze, codici, allusioni e profezie. Lo organizzò in tre parti, composte da canti formati da versi, strutturati in terzine. Racchiuse al loro interno significati letterari, allegorici, morali, scientifici, storici, filosofici, religiosi.


Questo libro ci aiuta a capire qualcosa di più, soprattutto ci delinea alcuni intrecci e legami che potrebbero esserci sconosciuti ma che ci forniscono una nuova chiave di lettura per alcuni passi per la più grande opera che l'uomo potesse mai produrre.

Il testo ci porta in un'epoca lontana (ma che per troppi aspetti, purtroppo, ci appare attuale e contemporanea) in cui tutto era mosso dalla sete di denaro e di potere, in cui le donne troppo spesso venivano usate come mezzi di scambio per stringere alleanze che potessero permettere di ottenere una fetta di potere in più o venivano considerate solo nel loro ruolo di mettere al mondo figli o di gestire la casa.


Fuori dall'incanto dell'universo poetico, nel mondo reale la condizione femminile era un'altra. La donna non era ritenuta soggetto di canto sublime, ma solo necessaria per la conservazione della specie, la manutenzione della casa e la soddisfazione culinaria.


Una lettura piacevole, che ci svela qualche altro aspetto di un'opera immensa di cui non sapremo mai abbastanza e su cui c'è sempre qualcosa di nuovo da imparare.


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