Inferno. Canto VI e Canto VII

 Inferno. Canto VI



III Cerchio - I Golosi: sono costretti a rivoltarsi nel fango maleodorante, mentre Cerbero, un mostro a tre teste, li graffia e li scuoia come se fossero delle pietanze da farcire.


Io sono al terzo cerchio, de la piova

etterna, maladetta, fredda e greve;

regola e qualità mai non l’è nova.                                    9

 

Grandine grossa, acqua tinta e neve

per l’aere tenebroso si riversa;

pute la terra che questo riceve.                                       12

 

Cerbero, fiera crudele e diversa,

con tre gole caninamente latra

sovra la gente che quivi è sommersa.                          15


Il VI Canto è il canto di argomento politico in ogni Cantica. Qui il discorso politico è dedicato  alla città di Firenze che Dante affronta attraverso il personaggio di Ciacco, a cui Dante rivolge tre domande sul destino politico di Firenze. Il poeta vuole sapere infatti cosa avverrà nella città divisa in opposte fazioni, se vi sono cittadini giusti e qual è stata la causa delle discordie che lacerano Firenze: Ciacco risponde profetizzando la vittoria dei Guelfi Neri che causerà l'esilio di Dante, dichiarando che a Firenze i cittadini che onorano la giustizia sono ben pochi e infine ricordando che le cause delle divisioni politiche sono superbia, invidia ed avarizia. Col discorso di Ciacco, Dante intende stigmatizzare le divisioni interne di Firenze, che tante ingiustizie e dolori causeranno e che saranno frutto della avidità di denaro.


Elle giacean per terra tutte quante,

fuor d’una ch’a seder si levò, ratto

ch’ella ci vide passarsi davante.                                     39

 

«O tu che se’ per questo ’nferno tratto»,

mi disse, «riconoscimi, se sai:

tu fosti, prima ch’io disfatto, fatto».                                 42

 

E io a lui: «L’angoscia che tu hai

forse ti tira fuor de la mia mente,

sì che non par ch’i’ ti vedessi mai.                                 45

 

Ma dimmi chi tu se’ che ’n sì dolente

loco se’ messo e hai sì fatta pena,

che, s’altra è maggio, nulla è sì spiacente».               48

 

Ed elli a me: «La tua città, ch’è piena

d’invidia sì che già trabocca il sacco,

seco mi tenne in la vita serena.                                      51

 

Voi cittadini mi chiamaste Ciacco:

per la dannosa colpa de la gola,

come tu vedi, a la pioggia mi fiacco.                              54

 

E io anima trista non son sola,

ché tutte queste a simil pena stanno

per simil colpa». E più non fé parola.                            57



Inferno. Canto VII





IV Cerchio - Avari e Prodighi: sono divisi in due schiere che si muovono in cerchio in senso opposto, spingendo dei macigni col petto. Il guardiano di questo cerchio è Pluto, il cui aspetto rimanda alla lupa.

Questo è l'unico Cerchio infernale in cui è detto chiaramente che ad essere puniti sono due peccati opposti. Dante vuole condannare soprattutto l'avarizia e, attraverso di essa, rivolgere un'aspra critica alla corruzione ecclesiastica.


«Pape Satàn, pape Satàn aleppe!»,

cominciò Pluto con la voce chioccia;

e quel savio gentil, che tutto seppe,                              3


disse per confortarmi: «Non ti noccia

la tua paura; ché, poder ch’elli abbia,

non ci torrà lo scender questa roccia».                          6       



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