John Steinbeck, Uomini e topi, edizione originale 1937, prima edizione italiana 1938 con traduzione di Cesare Pavese.
Ancora una volta un classico si dimostra più che mai attuale e contemporaneo. Ci dimostra come le miserie umane facciano parte di noi, siano insite nel nostro essere.
Forse oggi un libro del genere non verrebbe nemmeno pubblicato, verrebbe tacciato di razzismo, sessismo e quant'altro, ma vorrebbe dire nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, perché, purtroppo, racconta del nostro mondo e della nostra società.
Invece penso che leggere testi del genere possa fare bene a tutti, per spingerci ad aprire gli occhi e a renderci veramente conto di ciò che ci sta attorno, di quello che viviamo, delle condizioni della nostra società e di quanto, troppo spesso, ci riempiamo la bocca di belle parole ma poi, nella concretezza, non siamo capaci di fare ciò che veramente servirebbe.
Uomini e topi ci mostra come il non essere conforme agli altri possa mettere in una condizione di inferiorità e anche di pericolo. Lo dimostra con il personaggio di Crooks, lavoratore nero, costretto a stare in disparte, a non condividere gli spazi con gli altri lavoratori e a subire le angherie di chi si crede superiore. Ancor di più ci viene mostrato con Lennie, un omaccione buono con qualche problema di ritardo mentale che, purtroppo, non riesce a dosare e a controllare la propria forza.
Leggeri testi del genere oggi ci potrebbe aiutare a ricordare che tanti errori sono stati fatti e tutti noi dovremmo provare a non commetterli più e a migliorarci ogni giorno.
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