108 rintocchi

Yoshimura Keiko, 108 rintocchi, Piemme, 2022, pp. 176. (traduzione Laura Imai Messina)



Buongiorno e Buon Anno Readers,

iniziamo un nuovo anno di nuove letture. Spero che possa essere pieno di tante storie da vivere e da condividere.

Nell’anno appena passato ho letto e condiviso  poco con voi, ma, si sa, capitano dei momenti un po’ down e l’anno che ci siamo lasciati alle spalle per me è stato un po’ così.

I buoni propositi per questo 2024 sono di condividere con voi tante letture, tante storie interessanti e di scoprire e conoscere sempre qualcosa di nuovo e interessante.


Il primo libro che voglio condividere con voi si intitola 108 Rintocchi. È una sorta di favola moderna, ambientata in Giappone, che ci porta a conoscere posti e tradizioni di questo Paese così affascinante.


«Ma io aggiusto solo finestre, tetti... oggetti qualunque.» Il maestro sorrise: «Credo tu faccia molto di più, Mamoru. In tanti momenti ci hai restituito il coraggio di continuare questa vita. Ci hai comunicato la fiducia nel fatto che le cose potessero andare a posto, che tutto, in un modo o in un altro, si potesse aggiustare». Tutto si guasta, si incrina, invecchia, si rompe. Sohara Mamoru, che è nato sull'isola più piccola dell'arcipelago di Izu ed è il tuttofare della comunità, lo sa. Durante i tre giorni che precedono il Capodanno, si svolge la storia di un uomo che ha sempre messo davanti alla propria realizzazione la felicità altrui. In quella goccia di terra sovrastata da un vulcano dormiente e coperta da boschi di camelie, Sohara sogna (e di nascosto realizza) piccoli atti magici. Aggiusta case, guardrail, lampioni e, insieme, persone. Sono i giorni in cui in Giappone tutti si affaccendano per pulire, mettere a nuovo le stanze e accogliere così l'anno che viene, accompagnato dai 108 rintocchi delle campane dei templi. Sono le 108 passioni umane da cui liberarsi per raggiungere il Nirvāna, secondo la religione buddhista: 107 rintocchi prima della mezzanotte, uno subito dopo. Mentre le stradine dell'isola si riempiono del profumo dei cibi tradizionali, le uova di aringa, i fagioli dalla buccia nera e brillante, il riso dai grani rossi delle grandi occasioni, Sohara incontra Kodama e i tasti guasti del suo pianoforte, Nozato che si sa immaginare solo a bordo di una bicicletta, il maestro Kawakami cui scivolano dalle mani oggetti che Sohara, suo allievo, di nascosto aggiusta e restituisce alla casa. Ciò che Sohara non sospetta però è che, in quei giorni profumati di pino e pasticcio di pesce, giungerà per lui dal mare una lettera: porterà con sé una tremenda notizia da Yamada, figlio dannato dell'isola. Accadrà proprio nell'attesa di un Capodanno che, per la prima volta, gli racconterà chi sia lui per la comunità e quanto il senso della vita non stia in tutte le possibilità che essa offre ma nella scelta di una sola. Nella notte dei 108 rintocchi, arriverà per Sohara il tempo non più di dare ma di ricevere. Yoshimura Keiko, al suo esordio letterario, ci incanta con una favola moderna ma dalle radici antiche. Con la semplicità delle grandi penne giapponesi ci restituisce il significato dell'esistenza, che non sta nell'addizione ma nella sottrazione, nella serenità che tanto ha a che fare con i senza.



108 Rintocchi è il libro di esordio di Yoshimura Keiko, con la traduzione di Laura Imai Messina, edito da Piemme. 

La storia è molto coinvolgente e spinge ognuno di noi a riflettere e a ricordare che non siamo mai soli e che fare qualcosa per gli altri è anche fare qualcosa per noi.

Sohara ha sempre aiutato gli abitanti della piccola isola dove vive. Aggiusta le cose, lui. Ripara tutto. E a volte crea anche delle piccole magie o dei piccoli miracoli. Perché vuole vedere gli altri felici e se può regalare un sorriso con un piccolo gesto lo fa. Ha sempre avuto un pensiero per tutti e quando è stato lui ad avere bisogno di aiuto, tutti coloro a cui aveva dato una mano lo hanno aiutato senza che chiedesse nulla.

Una storia che ci racconta l’importanza di donare agli altri, anche a volte privandosi di qualcosa. È proprio vero che fare qualcosa per gli altri dona più gioia a chi dà che a chi riceve, perché vedere la gioia negli occhi degli altri è qualcosa di veramente impagabile. Questa storia ci dice che non serve avere tante, troppe cose per essere felici, quando si ha l’affetto, il rispetto e la gratitudine di chi ci sta attorno.


La vita, comprese, Sohara, era piena di domande e cercare le risposte era ciò che toccava alle persone, ognuna con il proprio mestiere. Il mondo si piegava in continuazione e tutti dovevano fare del proprio meglio per rimetterlo dritto.

[…] Negli anni Sohara aveva finito cosi per percepire la vita tout court come qualcosa da riparare, accomodare, sanare. Tutto era pericolante, malfermo, fragile. La vita si rompe, continuò a pensare Sohara da adolescente, lo facevano anche i matrimoni, i libri, le persone.


Una scrittura lineare, semplice e scorrevole, che ci guida con dolcezza nella piccola isola giapponese facendoci scoprire una nuova straordinaria tradizione.




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