QUANTO È PERICOLOSO VIVERE SENZA SEGRETI
Nell’era di Wikileaks e dei dibattiti in streaming troppa
trasparenza appiattirà la nostra società, dice Byung-Chul Han nel suo ultimo
saggio
E se la tanto idolatrata trasparenza fosse un male assoluto?
Byung-Chul Han, filosofo tedesco di origine coreana, ne è convinto. E così,
dopo La società della stanchezza, è tornato con l’imprescindibile La società
della trasparenza . Han è un acuto osservatore delle trame umane e digitali del
XXI secolo. E, rievocando La società trasparente di Gianni Vattimo, abbatte il
mito "feticista e totalizzante" della trasparenza. Che è sì nata con
buoni propositi, vedi il "sotto gli occhi di tutti" del Contratto
Sociale di Rousseau e la Società aperta di Popper. Ma che oggi, in particolare
dopo Wikileaks, "contamina" la vita individuale e collettiva.
Qual è, dunque, il lato oscuro della trasparenza? Innanzitutto la
perdita della propria privacy/ intimità. Più in generale, un inesorabile
appiattimento di una società oramai iperpositiva: rinnegando lo spirito
dialettico hegeliano, eliminando "l’Altro" o "l’Estraneo",
o comunque le negatività, si genera "un inferno dell’Uguale", in cui
l’uomo è ridotto a un mero elemento funzionale del sistema. «La società della
trasparenza», scrive Han, «non tollera lacune né nell’informazione, né nella visione». Eppure, in tedesco, la parola
"felicità" (Glück) deriva da Lück , "lacuna". Oggi non è
così. Perché i giudizi negativi limitano la comunicazione. Non a caso, Facebook
ha solo "mi piace".
Qui approdiamo al cuore del saggio. La trasparenza ci regala sempre
più informazioni, dati, documenti. Ma un aumento di informazioni non porta
necessariamente a scelte migliori, anzi. Per esempio, l’intuizione viene
atrofizzata: «Trasparenza e verità non sono identiche, più informazioni non
producono affatto una verità». Perché «manca loro la direzione, il senso».
Provocando, come aveva intuito Vattimo, «l’indebolimento dell’essere». Il guru
digitale Jaron Lanier (padre della "realtà virtuale") l’aveva detto:
«L’informazione in magnitudini oceaniche può confondere tanto facilmente quanto
attribuire potere ». Il rischio è un «maoismo digitale», dettato da una
«supremazia nerd».
E siamo alla politica. Paralizzata dalla trasparenza totale. Perché,
come diceva Carl Schmitt, la nostra società deve avere «il coraggio del
segreto» e «ogni grande politica implica l’arcanum»: senza segreti, la
politica diventa una triste teatrocrazia, vedi i dibattiti “in streaming”, dove
la trasparenza soccombe a un’insostenibile teatralità. Han fa l’esempio del
Partito Pirata tedesco che, come il Movimento 5 Stelle in Italia, si professa
il primo partito «né di destra, né di sinistra». Questi, per il filosofo, sono semplici
«partiti di opinione», certo adatti alla società liquida coniata da Bauman. Ma,
proprio a causa del loro überculto della trasparenza, secondo Han sono
movimenti assolutamente incapaci di articolare «una volontà politica» e di
«produrre nuove coordinate sociali».
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