Dafne



DAFNE: ninfa dei monti e sacerdotessa della Madre Terra, amata da Apollo.
Secondo la localizzazione del suo mito è detta figlia del fiume Ladone (in Arcadia), o di Amicla (Laconia), o del fiume Peneo (Tessaglia). Amante della caccia, non viveva nelle città, ma passava il tempo a percorrere le montagne. Votata al culto di Artemide, e perciò alla verginità, rifiutò l'amore di Apollo, che acceso di desiderio, cercò di prenderla con la violenza. Dafne fuggì, e quando si accorse che il dio stava per raggiungerla, invocò in aiuto la Madre Terra che in un baleno la trasportò in Creta, dove essa divenne Pasifae. La Madre Terra fece poi crescere un lauro là dove si trovava Dafne, e Apollo intrecciò una corona con le sue foglie per consolarsi.

Il tentativo di usare violenza a Dafne non fu fatto d'impulso; da molto tempo Apollo l'amava e aveva artatamente provocato la morte del suo rivale Leucippo, figlio del re di Elide Enomao. Leucippo s'innamorò di Dafne e per poterla frequentare si travestì da fanciulla lasciandosi crescere i capelli in onore del fiume Alfeo. Si chiamò Eno e chiese il permesso di cacciare con Dafne la quale acconsentì. Ma Apollo, scoperto l'inganno grazie all'arte divinatoria, consigliò le Ninfe montane di bagnarsi nude per accertarsi che il loro gruppo fosse composto di sole donne: l'inganno di Leucippo fu così scoperto, e le Ninfe lo fecero a pezzi.



Enciclopedia Dantesca (1970)

di Giorgio Padoan

Dafne. - Personaggio della mitologia classica. Accanto alla forma Daphnes, nel sec. XIV (e precedenti) ricorre altrettanto sovente, e fors' anche più, Danes. La ninfa Dafne, figlia del fiume Peneo, aveva consacrato la propria verginità a Diana, e rifuggiva perciò da ogni pensiero di matrimonio. L'amò, non riamato, Apollo; inseguendola questi, Dafne, temendo di essere raggiunta, dopo una fuga estenuante implorò aiuto al padre: e fu mutata in albero di lauro. Il dio, compiangendo la sorte dell'amata fanciulla, ornò allora di fronde di alloro il proprio capo, la faretra e la cetra. Il lauro perciò era ritenuto sacro ad Apollo. Nei solenni trionfi se ne cinsero le tempie i condottieri romani, e di alloro vennero altresì incoronati i poeti. La solenne cerimonia dell'incoronazione poetica rinacque nel 1315, quando in Padova Albertino Mussato ottenne quell'onore, destinato a divenire subito ambitissimo dai letterati: e non occorre ricordare l'importanza che esso ebbe per il Petrarca e il particolare posto che perciò il mito dafneo occupa nei Rerum vulgarium fragmenta.
Questo mito, che pure è diffusamente narrato nelle Metamorfosi (I 452-567), non fu evidentemente tra i più cari a D., che vi allude solo nella terza cantica (l'amato alloro di Apollo, Pd I 15), appunto a proposito dell'incoronazione poetica, cui egli dichiara di aspirare. L'allusione - che rinvia tacitamente all'onore toccato al Mussato, che per la solennità della cerimonia aveva suscitato non poco scalpore e invidie e ambizioni - è da porre in relazione alle sollecitazioni di Giovanni del Virgilio, il quale appunto nel Carmen indirizzato a D. gli prospettava la possibilità della laurea " Peneis... sertis " (Eg I 38); e nell'egloga responsiva a sua volta D. ricorda la metamorfosi di Dafne (versa Peneyde, II 33: le forme patronimiche Peneia ' e Peneides ' sono entrambe nelle Metamorfosi, I. cit.)




Enciclopedia Italiana (1931)

di Angelo Taccone

DAFNE (Δάϕνη, Daphne). - Fanciulla che appare in parecchi miti sempre in relazione con Apollo: essa è la personificazione dell'albero dell'alloro. La leggenda più nota racconta che D., avversa all'amore, inseguita da Apollo, fu dalla Terra accolta nel proprio seno e che dal luogo dove la giovane disparve crebbe l'alloro. Secondo un'altra versione D. stessa sarebbe stata direttamente cangiata nell'alloro. Una leggenda meno nota racconta che di D., molto amica della caccia, si sarebbe acceso Leucippo, il quale sarebbe riuscito a farsi accogliere sotto vesti femminili tra le compagne di D.; ma il geloso Apollo ispirò a D. l'idea di fare un bagno con le sue compagne e Leucippo, scoperto, fu ucciso dalle ragazze. D. appare localizzata in più punti della Grecia, ora come figlia del fiume arcadico Ladone, ora come figlia di Amicla, ora come figlia del tessalico fiume Peneo. Il posto dove D. scomparve è indicato da una leggenda nei pressi di Antiochia sull'Oronte.
Tanto per la letteratura quanto per le arti figurate il mito di D. costituì un soggetto preferito: tra le fonti letterarie basterà ricordare Ovidio (Metamorfosi, I, 452 segg.), Stazio, Nonno, Luciano, l'Antologia Palatina, ecc.; tra le seconde interessante è una pittura parietale pompeiana. (V. tavv. LI e LII).
Bibl.: W. Roscher, Lexikon d. gr. u. röm. Myth., s. v.; Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. v.; W. Mannhardt, Wald- und Feldkulte, Berlino 1904-05, I, p. 297; II, p. 19 segg.




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