Niccolò Agliardi, Ti devo un ritorno, Salani, 2016, pp. 216,
€14,90.
Pietro ha trentadue anni, ma è ancora un uomo a metà.
Surfista mancato, annaspa fra i sentimenti e le paure, senza riuscire a dare
una direzione alla propria vita. La morte improvvisa del padre agisce come un
detonatore e lo spinge a lasciare Milano e a rifugiarsi in un paesino delle
Azzorre, perché «solo partendo s’impara a perdere autobus, aerei e persone,
restando vivi lo stesso». Qui incontra Vasco, un diciottenne con cui costruisce
un rapporto simile a quello tra padre e figlio, un’amicizia in cui può dimostrare
di essere un uomo sicuro, maturo e protettivo. Ma un naufragio porta sull’isola
un carico di cocaina che stravolge la vita degli abitanti e mette Pietro
davanti a scelte importanti, per il suo amico e soprattutto per se stesso. Dopo
aver conquistato con i suoi testi il panorama musicale italiano, Niccolò
Agliardi esordisce in libreria con il suo primo romanzo: una scrittura diretta
e poetica al tempo stesso, che sa descrivere con parole semplici ciò che le
parole di solito non riescono a dire.
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