Undici Treni


Paolo Nori, Undici Treni, Marcos y Marcos, 2017, pp. 160, € 16,00.



Stracciari registra i silenzi.
Registra anche i suoni; gli piacciono i suoni, i silenzi, le calze delle donne, la carta che si infilava tra i raggi della bicicletta per far finta di avere una moto, il suono del modem le prime volte che ci si collegava a internet, il messaggio che si sentiva quando entravi in banca “Siete pregati di depositare gli oggetti metallici nell’apposita cassettiera”. Ci farebbe una mostra, di silenzi e di suoni.
Gli piace anche quando lo mandano affanculo e quando gli dicono “Poverino”.
Una cosa che non può sopportare, è quando gli chiedono “Come stai?” “Eh” risponde.
Ha un giubbetto con un’etichetta con “Poliestere” scritto in trenta lingue diverse, e un vicino di casa che si chiama Baistrocchi che lo tratta un po’ male, e un bar sotto casa che loro chiamano Tristobar. Gli piace anche il Tristobar, a Stracciari. E gli piacciono quelli che fanno albering, supermarketing, funiviìng, macchining, bankomating, lavòring, antropologiìng.
E gli è piaciuta una ragazza sarda che ha vissuto con lui per un po’ di anni e in tutti quegli anni non gli ha mai detto “Amore” o “Caro” o “Tesoro” o delle cose del genere. Al massimo gli ha detto “Disgraziato”. Se era proprio molto ma molto contenta, gli diceva “Delinquente”. E lui era così contento, anche lui.




[...] i momenti che sembravo stupido che quelli probabilmente erano i momenti che avevo la mia faccia vera, la mia faccia da stupido, quando ero ferito, la mia faccia mi sembrava che fosse la mia faccia quando ero ferito.

E di quel giorno lì a Reggio Emilia io poi mi ricordo l'incanto di quando ci siam salutati che lei è andata via e mi ha lasciato un'assenza, non so come dire, sarda, che non si capisce, probabilmente, ma era una assenza così piena.

[...] i momenti più belli tra quelli che ho passato con Lidia, e eran momenti che lei non c'era, sono stati momenti in assenza, ma un'assenza sarda di una potenza così potente che son stati, io credo, tra i momenti più belli della mia vita.

[...] vivevo in una condizione di temporaneità.


Questo è il primo libro di Paolo Nori che leggo e sono rimasta positivamente colpita.
La scrittura è una scrittura che va oltre il monologo interiore, oltre il soliloquio, oltre il flusso di coscienza. Una scrittura semplice e complessa allo stesso tempo. Semplice perché sembra il racconto che fanno i bambini, ma complessa perché non è sicuramente semplice mantenere questo stile e questo ritmo per tutto il racconto.
Per quanto riguarda la storia, il lettore arriva a un certo punto che quasi si chiede cosa lo scrittore voglia dire, poi nelle ultime pagine c'è quasi la rivelazione, il districarsi dei pensieri e la spiegazione dei cambi di identità e, in un certo senso, della fuga.
Credo che sia un racconto che aldilà della semplicità della narrazione e dei personaggi nasconda un significato molto più profondo e complesso. Ma non posso svelare troppo perché penso che ognuno possa trarre dalla lettura di questo libro una propria personale visione e spiegazione.



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