La corsa di Billy



Patricia Nell Warren, La corsa di Billy, Fazi Editore, 2017, pp. 332, € 18,60.


A metà degli anni Settanta, l’allenatore Harlan Brown viene cacciato dalla prestigiosa Penn State University per sospetta omosessualità. Perde tutto – famiglia, lavoro, amici –, e trova rifugio dal suo passato e da se stesso in un piccolo college di New York, dove cerca di mascherare il proprio conflitto sessuale con un’esistenza il più spartana e conformista possibile. Si è fatto una promessa che ha intenzione di mantenere: non innamorarsi mai più di un uomo. Ma la sua vita viene nuovamente sconvolta quando tre giovani atleti si presentano nel suo ufficio: l’esuberante Vince Matti, il timido Jacques LaFont e il ventiduenne Billy Sive, un potenziale grande talento per i diecimila metri. Vittime a loro volta di discriminazione sessuale, non vogliono rinunciare ai propri sogni. L’uomo è profondamente diviso: se accetterà di allenarli, alimenterà i pettegolezzi su di lui, ma i tre hanno stoffa e questa potrebbe essere la sua ultima occasione di puntare in alto. Alla fine, poste condizioni ferree, accetta di prenderli sotto la sua ala. Harlan è subito affascinato dal talento di Billy e capisce che il ragazzo ha le qualità per partecipare alle Olimpiadi di Montréal del ’76. Quando, molto presto, la sua ammirazione si trasforma in una sensazione che non provava da anni, deve fare la scelta più difficile della sua vita: combattere i propri sentimenti o uscire allo scoperto e sfidare l’ultraconservatore establishment sportivo, rischiando di far sfumare per sempre il sogno olimpico dei tre ragazzi. Amore, passione e lotta politica si fondono così in un crescendo di tensione, fino all’esplosivo finale, giocato sullo spettacolare palcoscenico olimpico.
Pubblicato per la prima volta nel 1974, La corsa di Billy è stato il primo romanzo gay a diventare subito un libro di culto, ottenendo un grandissimo successo internazionale.



Billy [...] mi guardava tranquillo attraverso i suoi occhiali dalla montatura dorata. Dietro quelle lenti c'erano gli occhi più belli che avessi mai visto in un uomo. Erano di un limpido grigio-azzurro, ma a renderli così belli era l'espressione orgogliosa e spaventosamente candida.


Billy viveva per la spietata verità, perché era l'unica maniera che conosceva per sopravvivere.


[...] nell'ambiente sportivo l'omosessualità è frequente come in qualsiasi altro ambiente della società americana, anzi, forse, di più. Eppure si continua a fingere che lo sport sia il solenne santuario del maschio americano.


L'immagine di due uomini che facevano l'amore mi parve di incredibile, sconvolgente bellezza, e giusta.



La corsa di Billy è un libro attuale, pur essendo stato scritto più di 40 anni fa, perché oggi come allora siamo testimoni di situazioni e azioni di discriminazione sessuale.
In Italia, uno dei Paesi più industrializzati e più civilizzati al mondo, la legge sulle unioni civili e quindi sul riconoscimento dei diritti omosessuali, è di recente approvazione, ma nonostante ciò non mancano gli episodi di omofobia.
La corsa di Billy racconta come non si debba avere paura di mostrarsi al mondo per quello che si è, ma soprattutto del fatto che gli orientamenti sessuali non debbano essere fattori discriminanti: la bravura, le capacità, le peculiarità di ognuno non dipendono certamente dai gusti sessuali.
La grande impresa di Billy avviene in un Paese la cui modernità è nota in tutto il mondo ma che, all'epoca in cui il racconto è ambientato, viveva in un'aurea di forte conservatorismo impregnato di pregiudizi e ignoranza dove solo la forza dell'amore riesce a imporsi e a superare qualsiasi tipo di ostacolo.
Credo che La corsa di Billy sia prima di tutto il racconto di una grande storia d'amore oltre che di una vittoria sui pregiudizi umani.


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