Oliviero Beha


Ieri sera è venuto a mancare un grande giornalista che, nel bene o nel male, ha perseguito sempre la ricerca della verità.
Nel suo ricordo ripubblico la recensione fatta al suo ultimo libro. Una recensione obiettiva ma anche un po' più ottimista rispetto al libro, perché ho sempre cercato di trovare qualcosa di positivo e di buono anche nelle cose che apparentemente sembrano non funzionare.


Lo ricordano:

La Repubblica

Il Fatto Quotidiano

Corriere

Libero

Il Giornale



Oliviero Beha, Mio nipote nella giungla, Chiarelettere, 2016, pp. 176, € 15,00.



Tra racconto, confessione e pamphlet, in uno stile accattivante, il libro più crudo e più chiaro di un critico feroce dei nostri giorni alle prese con il futuro da inventare di nipoti, figli, fratellini, sorelline...
Un manuale appassionato di sopravvivenza pratica e intellettuale che non nasconde i pericoli senza consegnarsi alla rassegnazione.

Soprattutto per un giovane, o per un neonato, il futuro è una muraglia altissima, apparentemente insuperabile e la giungla in cui siamo precipitati sembra inestricabile: difficile trovare una direzione. A proteggere il novello Mowgli dalle insidie e dai pericoli non ci sarà nessuna pantera Bagheera, dovrà cavarsela da solo. Ma qualcosa per lui possiamo fare da qui, ora, senza aspettare: chiarirgli le idee, avviarlo o riavviarlo al coraggio e alla libertà di pensiero. E questo libro ci prova, cercando di accorciare le distanze tra noi abitanti di una palude maleodorante, certo italiana ma sempre più planetaria, e la “vegetazione” minacciosa che attende i nostri nipoti. Acuto e tagliente come sempre, Beha questa volta racconta il presente per superarlo, per trovare le parole che non abbiamo più e quelle che non abbiamo ancora, sospesi tra un passato senza ricordi consapevoli e un avvenire pressoché indecifrabile. La salute come merce, la “sindrome da cucina” che avanza, la desertificazione del sapere, il clima impazzito, la memoria truccata, la politica ma anche la camorra e l’Isis, il “fondamentalismo finanziario” del denaro, il messaggio evangelico tra banche, massonerie e mafie, la paura, l’amicizia, gli altri spariti dai nostri orizzonti... insomma la vita che siamo al tempo di Facebook, Instagram e Snapchat. “Un oggi usurato ed estenuato, consumato ancor prima di esserci.” Ecco qualche utensile per il nostro Mowgli e per noi che siamo qui. Senza illusioni ma con un afflato umano intergenerazionale che non spenga le fiammelle interiori di speranza.


L'autore: Oliviero Beha è uno dei più noti giornalisti italiani e conduttori radiotelevisivi. Le sue trasmissioni, regolarmente censurate da ogni parte politica, hanno avuto grande seguito e continuano a essere ricordate dal pubblico. Ha scritto per “la Repubblica” e vari quotidiani e settimanali, ed è ora editorialista de “il Fatto Quotidiano”, di cui è cofondatore. Molti i suoi libri, anche di poesie. Per Chiarelettere ha pubblicato: "Italiopoli", "I nuovi mostri", "Dopo di Lui il diluvio", "Il culo e lo stivale".




Mio nipote nella giungla descrive con criticità la società di oggi, quella in cui si ritrovano i bambini appena nati, che si affacciano alla vita, parlando degli scenari che accompagnano la nostra quotidianità.
È sicuramente un racconto veritiero e reale anche se in alcuni punti l'ho trovato troppo negativo e pessimista. È vero che molte cose nella nostra società non funzionano o vanno male, ma credo anche che non bisognerebbe fare a tutti i costi di tutta l'erba un fascio, ci sono cose che funzionano, saranno la minoranza ma ci sono.
È vero che il linguaggio e il suo uso è molto cambiato, influenzato anche e soprattutto dai social network e dai media in generale, è vero che i giovani sembrano, in molti casi, superficiali e privi di iniziativa ma non bisogna generalizzare a tutti i costi: ce ne sono tanti volenterosi e pieni di voglia di fare e di imparare.
La scuola ha subito dei grossi cambiamenti, soprattutto negli ultimi anni, ma questo non vuol dire che non esistano più degli insegnanti capaci e che sanno fare bene il loro lavoro.
La critica, quando costruttiva, fa sempre bene e può aiutare a migliorare e a correggere eventuali errori, ma non bisogna per forza distruggere tutto a priori: se si critica, ad esempio, un aspetto della società non bisogna soffermarsi solo sulle sue criticità ma anche e soprattutto sui suoi punti forti: a criticare e a vedere il negativo siamo tutti sempre pronti ma dovremmo esserlo anche a riconoscerne i suoi lati positivi.



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