Il cuore del potere

Raffaele Fiengo, Il cuore del potere, Chiarelettere, 2016, pp. 416, € 19,00. 



Una storia e una testimonianza. Di chi si è battuto per quarant’anni in difesa dell’indipendenza del giornale più famoso d’Italia, il giornale della borghesia illuminata, il giornale di Luigi Albertini e Luigi Einaudi, un giornale che veramente libero non è mai stato perché sempre al centro di appetiti economici e politici.
Raffaele Fiengo, giornalista del “Corriere” dagli anni Sessanta, di formazione liberal, ci offre la sua versione dei fatti attraverso le lotte che ha condotto con tenacia sempre dalla parte dei giornalisti per affermare i principi di una stampa libera.
Una lotta dura, dai tempi eroici della direzione di Piero Ottone alla strisciante occupazione della P2 sotto Franco Di Bella fino ai disegni egemonici di Craxi e poi le indebite pressioni dei governi Berlusconi. Oggi gli attori sono cambiati ma con le interferenze del marketing e della nuova pubblicità, e l’invasione dei social network, il mestiere del giornalista è ancora più contrastato, anche al “Corriere”, da sempre “istituzione di garanzia” in un’Italia esposta a continue onde emotive e a tensioni di ogni tipo. Se cade il “Corriere” cade la democrazia. E questo libro lo dimostra. Come scrive Alexander Stille nell’introduzione, “considerate le varie lotte avvenute per il controllo del ‘Corriere’, è un miracolo che da lì sia uscito tanto buon giornalismo, tanta informazione corretta, e ciò grazie agli sforzi di tanti giornalisti interessati soprattutto a fare bene il proprio lavoro”.

Raffaele Fiengo è nato a Cambridge (Stati Uniti) nel 1940. Dal 1968 ha lavorato al “Corriere della Sera” trovandosi più volte in contrasto con la direzione. Per vent’anni è stato rappresentante sindacale. Nel 1973 fonda la società dei redattori del “Corriere della Sera” e nel 1974 è autore, con la direzione di Piero Ottone, dello “Statuto del giornalista”. Chiamato dai suoi antagonisti “il soviet di via Solferino”, in realtà non si è mai considerato comunista e si è sempre battuto per l’indipendenza del giornale e dei giornalisti. Nel 2004 è tra i fondatori di “Libertà di stampa, diritto di informazione” (Lsdi), centro di ricerca sulle trasformazioni del giornalismo. Nel 2012 promuove, presso la Federazione nazionale della stampa italiana, l’Iniziativa per l’adozione in Italia di un Freedom of Information Act. Dall’anno accademico 2000-2001 è docente di Linguaggio giornalistico all’Università di Padova. 





Il libro racconta quarant'anni di storia del "Corriere della Sera", il più importante quotidiano italiano. Una storia che si contraddistingue, soprattutto, per una continua lotta per l'affermazione della verità e della libertà di stampa. Ma le vicende ben raccontate, con particolari e testimonianze, dimostrano che non è facile garantire l'assoluta libertà di un giornale importante com'è il "Corriere". 
Fiengo, nel suo racconto da testimone, vuole dimostrare proprio questo: per quanto un giornalista si imponga di manifestare sempre la propria opinione senza farsi influenzare dai giochi di potere si troverà sempre davanti uno scoglio più grande di lui e difficile da superare: quello della dirigenza e della proprietà del giornale. Verrebbe da dire che anche nell'informazione chi ha i soldi avrà sempre la meglio. Può sembrare forzato o osato, ma credo che renda bene l'idea della condizione in cui si trova l'informazione nel nostro Paese.
Fiengo parla di una storia di quarant'anni durante i quali la situazione non è andata migliorando, ma anzi credo sia peggiorata e, con l'avvento dei social network, sia ancora di più soggetta a influenze di diverso genere.


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