Se basta un fiore

Giulia Blasi, Se basta un fiore, Edizioni Piemme, 2017, pp. 348, € 16,50.





Le famiglie De Santo e Bertelli vivono a pochi metri l'una dall'altra, in due ville dai giardini confinanti in zona Giustiniana.
Adriano De Santo è un palazzinaro rampante e senza scrupoli che con la sua impresa edile ha cementificato mezza Roma; peccato che nessuno dei suoi figli abbia voluto seguire le sue orme né tantomeno adeguarsi al suo stile di vita. Ora tutte le speranze sono riposte in Max, diplomato a pieni voti al Liceo Scientifico, ingegnere in pectore ed erede designato. Il taciturno Max però nutre una passione segreta per la cucina e per la bella e disinibita vicina di casa, Clara, che spia da anni senza avere il coraggio di parlarle.

Clara Bertelli è cresciuta come figlia unica, viziata e privilegiata, di due intellettuali radical chic che lavorano nel mondo del cinema. All'inizio dell'estate, però, due persone entrano nella sua vita per sconvolgerla: Gloria, la sorellastra nata da una relazione del padre prima del matrimonio, e un vicino di casa più interessante di quel che sembra.
Il figlio del palazzinaro e la figlia dei cinematografari scopriranno, nel rapporto con l'altro, una parte di se stessi che non credevano esistesse, e nelle azioni di guerrilla gardening organizzate dal gruppo di Gloria una scelta di libertà e rivoluzione pacifica.

Le voci intrecciate di Max e Clara raccontano un momento di passaggio per due famiglie vicinissime e lontanissime, costrette a confrontarsi con il passato e a ricostruire il futuro.



Leggendo questo libro e pensando al titolo, un'espressione mi ronzava in mente: "Mettete dei fiori nei vostri cannoni", motto del Sessantotto che in Italia divenne anche una canzone.
I ragazzi protagonisti di Se basta un fiore vorrebbero combattere l'arroganza e la prepotenza degli adulti seminando fiori con la cosiddetta guerrilla gardening
Tutto questo mi ha fatto pensare agli anni in cui gli Hippy promuovevano movimenti pacifisti contro le guerre che imperversavano nel mondo e non per niente venivano chiamati "figli dei fiori".
Sicuramente quanto raccontato nel libro è un po' diverso, ma non ho potuto fare a meno di questo collegamento mentale, riflettendo sul fatto che magari si potesse combattere l'arroganza e la prepotenza piantando fiori, magari le guerre si facessero con cannoni che sparano fiori e non proiettili che seminano morte e distruzione.
Per quanto riguarda la storia raccontata mi basta dire che ho finito il libro in poche ore. Scritto in modo fluente e scorrevole, a ogni pagina spinge ad andare avanti per capire cosa succederà. L'ambientazione romana irrompe con tutta la sua veracità con espressioni gergali e localizzazioni precise di quartieri di Roma, da quelli più popolari a quelli più signorili e chic.
Potrebbe sembrare un libro per adolescenti, leggero e semplice, ma secondo me è proprio il suo messaggio più recondito a fare la differenza. Quel Se basta un fiore che in un modo che corre sempre più veloce, abituato alla violenza e all'aggressività, assuefatto a palazzi e cemento, potrebbe veramente fare la differenza.


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