Il grande giorno
Jack Ritchie, Il grande giorno, Marcos y Marcos, 2018, pp. 240, € 18,00.
Dal maestro del noir più amato da Alfred Hitchcock,
quattordici storie dal meccanismo perfetto e senza una parola di troppo.
Han detto di lui che avrebbe potuto scrivere I miserabili in
due paragrafi, perché l’arte della sintesi è una sua grande virtù.
Hitchcock lo amava per questo, e per l’eleganza con cui ti
avvince subito e ti spiazza sempre.
Gli bastano pochi tratti per far vivere un personaggio; due
frasi per catapultarti nella storia.
Assassini per caso, killer professionisti, studentesse,
cuochi, scrittrici, alcolizzati, cassiere, detective, ereditiere, maggiordomi e
gigolò ci attirano in case confortevoli, nella cella di un carcere, in una
tenuta di campagna, al tavolo di un locale o in vicoli bui, dove c’è stata una
vittima, ci sarà presto, o magari non ci sarà.
Ben non sa usare la pistola e chi gliela mette in mano se ne
pentirà; fare jogging lungo la scogliera è salutare solo se tua moglie ti vuol
bene.
Mentire sul suo piatto preferito può salvare la vita a un
condannato a morte, e il sesso con un altro non è la forma più pericolosa di
infedeltà.
E se la cassiera uccisa durante una rapina tornasse al mondo
con l’unico scopo di redimere il suo assassino? E se il cugino dato per morto,
unico erede del castello, ti rubasse le sigarette dal cassetto per farti capire
che tanto morto non è?
Nei racconti di Jack Ritchie non ci sono eroi, e il male è
sempre relativo: prontezza di spirito, intuito, freddezza e una buona dose di
cinismo sono armi vincenti nel gioco delle parti di una possibile realtà.
Una serie di racconti che rappresentano, ognuno, una storia ben definita e sviluppata pur nella loro brevità.
I personaggi, anche se non approfonditi, vengono delineati e caratterizzati con pochi ma incisivi indizi della loro personalità.
Piacevole e scorrevole da leggere, riesce a strappare anche qualche sorriso alla fine delle storie che riescono a stupire e a creare il colpo di scena quando meno lo si aspetta.
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