Non me lo chiedete più

Michela Andreozzi, Non me lo chiedete più, HarperCollins, 2018, pp. 181.





Ho quarant’anni e spicci e non ho figli. Non li ho, e non ne voglio. 
Sono una childfree, cioè senza figli, che è diverso da childless, priva di figli. 
Una scelta versus una casualità. 
C'è stato un tempo in cui ero convinta che la mia vita avrebbe avuto senso solo quando avrei avuto dei figli. 
O almeno ero convinta di crederlo... 
Venivo circondata, o meglio, assediata senza via di scampo, dalle gravidanze di sorelle, cugine, cognate, nipoti, amiche, amiche delle amiche. Se non hai un figlio, nella tua vita di donna, cos'hai? 
Be’, avevo un lavoro, anzi, una carriera, un guardaroba, un marito, delle belle tette, moltissima cellulite che comunque fa simpatia. 
Ma non un figlio. 
Ma io lo volevo 'sto figlio? 
Perché non capivo se lo volevo perché lo volevo o perché lo volevano tutte le altre. 
Ma si può anche dire di no. 
Anche se la pressione sociale è un vero e proprio mobbing. Sottile, fatto di giudizi, paragoni, allusioni, confronti, sfide. È possibile non avere figli, ma non ti è permesso rifiutarne l'idea. 
Dire: io non ne voglio, grazie. 
Eppure siamo tante, ed è arrivato il momento di farci avanti.



Viviamo in una società che, pur "vantandosi" di essere progressiva, moderna e avanzata, è ancora legata a pregiudizi e retaggi culturali, tra cui quello che una donna in età fertile debba quasi per forza avere dei figli.
Michela Andreozzi nel suo libro cerca di spiegare che oggi non avere dei figli può essere una scelta così come quella di averne, solo che se questa decisione viene resa pubblica si viene guardate come persone che hanno qualcosa che non va. 
Se non hai figli perché non ne puoi avere è un conto (in quel caso vieni compatita e fai quasi pena), ma se non ne hai perché non ne vuoi avere allora vieni guardata come una persona insensibile, senza cuore.
Non me lo chiedete più si fa portatrice di un messaggio comune a molte donne che decidono di non avere figli ma che non si sentono libere di poterlo dire, inventando mille scuse (di cui Michela Andreozzi, nel libro, ci fa un ricco esempio).
Ciò che questo libro si propone di fare è di portare avanti l'idea che, nella società odierna, si può decidere di non avere figli, ma non per questo bisogna essere trattate come donne a cui manca qualcosa.



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