Nome d'arte Doris Brilli


Andrea Vitali, Nome d'arte Doris Brilli. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò, Garzanti, 2018, pp. 272, €18,60.



La notte del 6 maggio 1928, i carabinieri di Porta Ticinese a Milano fermano due persone per schiamazzi notturni e rissa. Uno è un trentacinquenne, studente universitario provvisto di tesserino da giornalista. Interrogato, snocciola una lista di conoscenze che arriva fino al direttore del «Popolo d’Italia», quel Mussolini fratello di…, per accreditare la sua versione, ovvero che è stato fatto oggetto di adescamento indesiderato. L’altra è una bella ragazza che, naturalmente, sostiene il contrario. Ma amicizie per farsi rispettare non ne ha, e soprattutto non ha con sé i documenti, per cui devono crederle sulla parola circa l’identità e la provenienza: Desolina Berilli, in arte, essendo cantante e ballerina, Doris Brilli, di Bellano. E dunque, la mattina dopo, la ragazza viene scortata al paese natio. Che se ne occupi il nuovo comandante, tale Ernesto Maccadò, giovane maresciallo di origini calabresi giunto sulle sponde del lago di Como da pochi mesi. E lui, il Maccadò, turbato per il clima infausto che ha spento l’allegria sul volto della fresca sposa Maristella, coglie al volo l’occasione per fare il suo mestiere, ignaro delle complicazioni e delle implicazioni che il caso Doris Brilli è potenzialmente in grado di scatenare.



Vitali racconta una storia ambientata in pieno regime fascista ma di una grande modernità, di cui si fa portavoce il maresciallo Maccadò, un uomo del sud, arrivato da poco a Bellano.
Maccadò si rivela un uomo ricco di sensibilità umana, lontano dai pettegolezzi che popolano Bellano, pur rendendosi conto che tali pettegolezzi fanno parte della quotidianità del piccolo paese e che, in certi momenti, possono anche tornare utili alle indagini. 

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