Le assaggiatrici



Rosella Postorino, Le assaggiatrici, Feltrinelli, 2018, pp. 288, €17,00.


"Il mio corpo aveva assorbito il cibo del Führer, il cibo del Führer mi circolava nel sangue. Hitler era salvo. Io avevo di nuovo fame." Fino a dove è lecito spingersi per sopravvivere? A cosa affidarsi, a chi, se il boccone che ti nutre potrebbe ucciderti, se colui che ha deciso di sacrificarti ti sta nello stesso tempo salvando?
La prima volta che entra nella stanza in cui consumerà i prossimi pasti, Rosa Sauer è affamata. “Da anni avevamo fame e paura,” dice. Con lei ci sono altre nove donne di Gross-Partsch, un villaggio vicino alla Tana del Lupo, il quartier generale di Hitler nascosto nella foresta. È l’autunno del ’43, Rosa è appena arrivata da Berlino per sfuggire ai bombardamenti ed è ospite dei suoceri mentre Gregor, suo marito, combatte sul fronte russo. Quando le SS ordinano: “Mangiate”, davanti al piatto traboccante è la fame ad avere la meglio; subito dopo, però, prevale la paura: le assaggiatrici devono restare un’ora sotto osservazione, affinché le guardie si accertino che il cibo da servire al Führer non sia avvelenato.
Nell’ambiente chiuso della mensa forzata, fra le giovani donne s’intrecciano alleanze, amicizie e rivalità sotterranee. Per le altre Rosa è la straniera: le è difficile ottenere benevolenza, eppure si sorprende a cercarla. Specialmente con Elfriede, la ragazza che si mostra più ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva il tenente Ziegler e instaura un clima di terrore. Mentre su tutti – come una sorta di divinità che non compare mai – incombe il Führer, fra Ziegler e Rosa si crea un legame inaudito.
Rosella Postorino non teme di addentrarsi nell’ambiguità delle pulsioni e delle relazioni umane, per chiedersi che cosa significhi essere, e rimanere, umani. Ispirandosi alla storia vera di Margot Wölk (assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf), racconta la vicenda eccezionale di una donna in trappola, fragile di fronte alla violenza della Storia, forte dei desideri della giovinezza. Come lei, i lettori si trovano in bilico sul crinale della collusione con il Male, della colpa accidentale, protratta per l’istinto – spesso antieroico – di sopravvivere. Di sentirsi, nonostante tutto, ancora vivi.


Rosella Pastorino sceglie di raccontare una storia poco nota riguardante la Seconda Guerra Mondiale, anzi, aggiungerei, quasi sconosciuta: quella delle assaggiatrici di Hitler, ovvero le donne assolate per assaggiare il cibo di Hitler per controllare che non fosse avvelenato. 
Questa è sicuramente una storia che non si trova sui libri, sconosciuta ai più, soprattutto perché le protagoniste non ne parlarono mai. L'autrice stessa afferma di esserne venuta a conoscenza per caso leggendo hun trafiletto che parlava dell'ultima assaggiatrici che, a 96 anni, ne aveva parlato. 
Il racconto parte da basi vere e storiche pur essendo romanzato. L'ho trovato scorrevole e piacevole pur nella sua drammaticità e tragicita: pensare al periodo della guerra, sapendo tutto ciò che è stato, credo che non sia mai gradevole. 
La storia è drammatica e, sicuramente, non è stato semplici per le protagoniste di questa vicenda affrontare ciò che sono state costrette a vivere. Non hanno avuto possibilità di scelta: fare le assaggiatrici voleva dire saper di poter mangiare tutti i giorni ma con la possibilità di poter morire dopo ogni boccone, ma, soprattutto nei primi momenti, la fame aveva avuto la meglio sulla paura di morire. 
Credo che questo libro possa servire da spunto per approfondire un aspetto storico sconosciuto o ignorato, potrebbe essere un modo per ricercare nuove informazioni su un momento così terribile della nostra storia.

Il racconto della vera assaggiatrice:
https://www.corriere.it/esteri/14_settembre_18/margot-wolk-l-assaggiatrice-hitler-costretta-rischiare-vita-lui-ee0976fc-3f3d-11e4-97e5-7c54525b65fe.shtml

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