C'era una volta adesso

Massimo Gramellini, C'era una volta adesso, Longanesi, 2020, pp. 288, € 16,90.


Una storia intensa e commovente di affetti e speranze. 

«Tutto il mondo affrontava la stessa prova. Qualcuno ne approfittò per cambiare.»



Cosa racconteremo di noi e della nostra vita ai nostri nipoti? Mattia decide di inizia­re dalla primavera dei suoi nove anni, nel 2020, quando, mentre il mondo da un gior­no all’altro si rinchiude in casa, si ritrova costretto nel microcosmo di un condominio di ringhiera a fronteggiare il suo più grande nemico: quel padre che l’aveva abbandonato quando aveva solo tre anni. Mentre tutto si stravolge, l’ansia e la paura prendono il sopravvento, la scuola viene racchiusa in un computer, i vicini cantano dai balconi e gli amori vivono storie impossibili, il piccolo Mattia, grazie all’aiuto di una nonna che dai libri e dalle stelle ha appreso la tenera saggezza della vita, e di una sorella ribelle e affettuosa, comincerà a capire qualcosa di nuovo e importante: diventare grandi significa anche provare a scommettere sugli altri e imparare a fidarsi. Persino dei più acerrimi nemici.

Massimo Gramellini, con la sua straordinaria empatia, ci racconta in una storia di sentimenti e speranze la sorprendente scoperta di potersi continuamente reinventare.



Cosa ci ha lasciato la pandemia? Cosa ci ha insegnato? Saremo davvero delle persone migliori? Come racconteremo questo periodo a chi verrà dopo di noi? 

Massimo Gramellini diventa la voce di tutti noi e racconta una storia che, in un modo o nell'altro, parla di tutti noi. 

La pandemia ci ha costretti in casa per un lungo periodo. Ci ha obbligati a riscoprire delle cose che avevamo messo da parte, ignorato, dimenticato. Abbiamo rivissuto la nostra famiglia come forse non eravamo abituati a fare troppo presi da mille impegni e frenesie. È quello che succede anche al piccolo Mattia, il protagonista della storia, che si trova a doversi confrontare con un padre che non conosce, assente, che ha fatto tanti errori. Non sarà facile, ma gradualmente scoprirà che un rapporto con suo padre è ancora possibile, che tutti possono commettere degli errori ma l'importante è comprenderli e cercare di rimediare. 


Sembravamo precipitati dentro un esperimento esistenziale che l'assenza di ore d'aria rendeva ogni giorno più estremo. Nel chiuso ermetico delle case, le persone erano costrette a guardarsi negli occhi, qualcuna addirittura allo specchio, e non tutte reggeva o lo sguardo. 


Non so cosa ci abbia lasciato la pandemia, se ci abbia reso migliori, se ci abbia insegnato qualcosa, ma credo che ognuno di noi abbia una lezione da apprendere: siamo stati troppo presi dalle nevrosi quotidiane per renderci conto di ciò che ci circonda, per dare la giusta importanza a ciò che abbiamo. Questo tempo sospeso che abbiamo vissuto ci ha fatto portati a capire che dobbiamo pensare un po' di più a ciò che conta davvero, a non dare troppe cose per scontate, a saper apprezzare ancora di più le persone che amiamo.




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