Una terra promessa - A promised land

Barack Obama, Una terra promessa, Garzanti, 2020, pp. 848, € 28,00.




Un appassionante e personalissimo racconto in presa diretta del presidente che ci ha ispirato a credere nel potere della democrazia.

In questo libro attesissimo, Barack Obama racconta in prima persona la storia della propria incredibile odissea, da giovane alla ricerca di un’identità a leader del mondo libero, e descrive con sorprendente ricchezza di particolari la propria educazione politica e i momenti decisivi del primo mandato della sua storica presidenza, un periodo di profonde trasformazioni e sconvolgimenti.

Obama accompagna i lettori attraverso un appassionante viaggio, dalle prime aspirazioni politiche fino alla decisiva vittoria nel caucus dell’Iowa – che ha dimostrato la forza dell’attivismo civile di base – e alla memorabile notte del 4 novembre 2008, quando è stato eletto 44° presidente degli Stati Uniti, diventando il primo afroamericano a ricoprire la più alta carica della nazione.
Riflettendo sulla presidenza, Obama propone una profonda e inedita esplorazione delle straordinarie possibilità ma anche dei limiti del potere, e apre per la prima volta nuovi scorci sulle dinamiche del conflitto politico americano e della diplomazia internazionale. Obama conduce i lettori fin dentro lo Studio Ovale, la Situation Room della Casa Bianca, e poi Mosca, Il Cairo, Pechino, e oltre. I lettori scopriranno ciò che Obama pensava mentre nominava i suoi ministri, affrontava la crisi finanziaria globale, si confrontava con Vladimir Putin, superava difficoltà all’apparenza insormontabili per ottenere l’approvazione della sua riforma sanitaria, si scontrava con i generali sulla strategia militare degli Stati Uniti in Afghanistan, intraprendeva la riforma di Wall Street, rispondeva al disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, e autorizzava l’operazione Neptune’s Spear, che ha portato alla morte di Osama bin Laden.
Una terra promessa è un libro straordinariamente intimo e introspettivo. È il racconto della scommessa di un uomo con la Storia, della fede di un coordinatore di comunità messa alla prova della ribalta mondiale. Obama si esprime con onestà sulla difficoltà di far convivere il suo ruolo di candidato nero alla presidenza, il peso delle aspettative di un’intera generazione mobilitata da messaggi di «speranza e cambiamento», e la necessità di essere moralmente all’altezza delle decisioni determinanti da prendere. Descrive apertamente le forze che si sono opposte a lui negli Stati Uniti e nel mondo; spiega come la vita alla Casa Bianca abbia condizionato la moglie e le figlie; e non esita a rivelare dubbi e delusioni. Eppure ribadisce la sua convinzione che, all’interno del grande e ininterrotto esperimento americano, il progresso è sempre possibile.
Con grande forza ed eleganza di stile, questo libro sottolinea la forte convinzione di Barack Obama che la democrazia non è un dono ricevuto dall’alto, ma si fonda sull’empatia e sulla comprensione reciproca, ed è un bene da costruire insieme, giorno dopo giorno.


Ho letto il libro di Barack Obama con molta attenzione, cercando di coglierne ogni essenza. È un racconto inedito, qualcosa che non credo ci si aspetti da chi ha ricoperto il ruolo di Presidente degli Stati Uniti d'America, di uomo più potente del mondo. Di solito chi si trova a ricoprire quel ruolo si sente quasi come un dio in terra, come qualcuno al di sopra di tutto e di tutti, come chi è immune da errori. Invece ciò che emerge dal racconto di Obama è la sua impotenza di fronte a molte situazioni, i suoi limiti di uomo: ciò che ci si propone di fare, ciò che si auspica non sempre diviene qualcosa di pienamente realizzabile e soprattutto il Presidente degli Stati Uniti non è immune da errori. È un uomo come tutti gli altri, con i suoi limiti, le sue debolezze e che può anche sbagliare, a volte per inesperienza, a volte per troppa ideologia, a volte per pura presunzione. Obama non lo nasconde. Ammette di aver commesso degli errori, ammette che oggi farebbe alcune cose in modo diverso, ma non rinnega niente perché nel momento in cui ha preso ogni singola decisione era pienamente consapevole della sua scelta. 
Diversi passaggi mi hanno colpito particolarmente di questo racconto a volte così intimo e personale. Obama racconta della sua infanzia, dei suoi studi e di come sia nata in lui l'idea di entrare in politica. Spiega che, in un certo senso, il seme dei sentimenti e delle convinzioni che lo avrebbero portato a intraprendere la sua carriera politica era stato gettato da sua madre quando gli chiese «Che tipo di persona vuoi essere?», una domanda che credo tutti ci dovremmo porre per comprendere al meglio la direzione da dare alla nostra vita.
Fin da ragazzo c'erano due questioni fondamentali che occupavano i suoi pensieri: la questione della razza e la questione di classe. Solo che tutto questo lo sballottava da una parte all'altra senza trovare il suo posto nel mondo. Ma un'ancora di salvataggio esiste sempre...

Era come se, per l'estrema singolarità del mio retaggio, per i diversi mondi tra cui stavo a cavallo, avessi radici ovunque e in nessun luogo, quasi fossi una combinazione di parti che mal si adattavano tra loro, come un ornitorinco o una sorta di animale fantastico: confinato in un fragile habitat, non sapevo quale fosse il mio posto. E sentivo, senza comprendere appieno come e perché, che se non fossi riuscito a rimettere insieme la mia vita e a collocarmi su un asse ben saldo, mi sarei ritrovato a vivere essenzialmente in solitudine. [...] Così trovai rifugio nei libri. [...] non avevo idea di cosa fare di quel materiale, ma ero sicuro che sarebbe tornato utile una volta che avessi capito la natura della mia vocazione.


Nel 1995 inizia la sua carriera politica, ma ben presto si trova a dover accettare che la sua visione del mondo e della politica stessa era ben lontana dalla realtà.

Potevo anche avere una visione più nobile della politica, ma avrebbe dovuto aspettare. 

Capisce che troppo spesso gli ideali e ciò in cui si crede non sempre vanno d'accordo con il cinismo e la crudeltà del mondo, ma non cederà mai totalmente a tutto questo: ciò in cui crede sarà sempre la linea-guida delle sue azioni. Era ben consapevole delle differenze e delle disuguaglianze esistenti. Per questo avrebbe voluto creare una politica che azzerasse queste differenze. Sì è vero, tutti noi diremmo che è qualcosa di utopico, di impossibile. Ma Obama ha creduto. e ha dato la possibilità a tutti noi di credere, in un sogno, nella possibilità di un vero cambiamento. Ci ha creduto con tutto sé stesso dicendo a tutti noi che bisogna sempre credere e lottare per i propri valori.
In quest'ottica, la candidatura alla presidenza diventa quasi una necessità: dimostrare a sé stesso di avercela fatta nonostante la sua storia, nonostante tutto. E che, quindi, il cambiamento era veramente possibile.

La convinzione che la mia campagna non fosse più una questione puramente personale: era come se fossi diventato un semplice canale attraverso cui le persone potevano riconoscere il valore delle proprie storie e condividerlo con gli altri.

La campagna presidenziale di Barack Obama sembra un sogno bivalente: da un lato qualcosa di impossibile che si realizza, dall'altro qualcosa che sembra ancora irreale nonostante sia estremamente vero e concreto.
Il 4 novembre 2008 Barack Obama diventa il 44° Presidente degli Stati Uniti e il primo Presidente afroamericano ad entrare alla Casa Bianca. Ciò che sembrava pura utopia è diventato realtà e Obama sente su di sé tutta la responsabilità di ciò che rappresenta.
I suoi anni alla Casa Bianca non furono per nulla facile e capì ben presto i muri contro cui si sarebbe dovuto scontrare: le barriere delle opposizioni. L'amministrazione Obama si sarebbe dovuta sempre scontrare contro l'opposizione dei repubblicani, una sorta di "opposizione a prescindere" indipendentemente dai provvedimenti da approvare. L'opposizione non riguardava la sua ideologia, la sua linea politica, i suoi provvedimenti, era più che altro un'opposizione alla sua persona, a ciò che lui rappresentava o avrebbe potuto rappresentare. Era come se la sua presenza alla Casa Bianca potesse rappresentare una minaccia estremamente pericolosa e devastante. Ma pericolosa per chi? Di sicuro non per chi crede nel cambiamento, non per chi crede nella possibilità di un mondo migliore, non per chi crede che le differenze e le diversità possano essere solo delle risorse e non delle barriere. Ma sicuramente tutto ciò rappresenta un pericolo per chi è legato a una cultura conservatrice, piena di pregiudizi, per chi crede che ogni individuo diverso da lui sia inferiore a lui e non possa mai creare nulla di buono, per chi rappresenta solo ciò che riguarda razzismo, pregiudizio e chiusura mentale. Purtroppo Barack Obama si è dovuto scontrare anche contro tutto questo che, come possiamo ben capire, con le tematiche e le strategie politiche ha poco a che vedere. 

Era come se la mia stessa presenza alla Casa Bianca avesse suscitato un panico profondo, l'idea che l'ordine naturale era stato sovvertito.
Ed è esattamente quello che aveva capito Donald Trump, quando aveva cominciato a mettere in giro la voce che io non ero nato negli Stati Uniti e perciò ero un presidente illegittimo. Ai milioni di americani spaventati da un nero alla Casa Bianca aveva promesso un elisir per la loro angoscia razziale.


Il libro si sofferma con numerosi particolari sui provvedimenti più importanti, sulle strategie militari messe in campo per le guerre in Iraq e Afghanistan e sulla missione che ha portato all'uccisione di Osama bin Laden. Ma ciò che più colpisce è come tutto ciò sia raccontato con la descrizione non solo dei fatti ma anche e soprattutto le emozioni e i sentimenti che hanno accompagnato ogni decisione.
Questo credo che sia la vera particolarità di questo libro. Come ho detto in apertura, in un libro di un Presidente degli Stati Uniti ci si aspetta di trovare un elogio di quanto fatto durante il suo mandato, qui non è così. Obama spiega quali erano i suoi obiettivi, di ciò che avrebbe voluto cambiare o migliorare e di come abbia provato a farlo non sempre riuscendoci, purtroppo.
Dalla lettura di questo libro ho imparato molte cose, sia dal punto di vista storico che da quello morale. Ho imparato e capito ancora di più che bisogna sempre lottare per ciò in cui si crede e non lasciarsi mai abbattere da chi cerca di fermarci o da chi vorrebbe farci credere che non siamo capaci di fare qualcosa o raggiungere un obiettivo.
Ho sempre ammirato Barack Obama e dopo aver letto le sue parole lo ammiro e lo stimo ancora di più.


- Il discorso di insediamento di Obama in lingua originale (qui in italiano) 


Parlano di questo libro:


- Elle 





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