Lessico metropolitano

Gianni Biondillo, Lessico metropolitano, Guanda, 2021, pp. 272, € 18,00. 


Viviamo in un Paese fragile che ha un’idea autoassolutoria di sé, pensiamo che l’architettura sia una disciplina cool, buona solo per una rivista patinata. Ma di fronte agli stravolgimenti inflitti dalla crisi ambientale e da una inedita pandemia non possiamo lasciare agli specialisti temi come il consumo di suolo o il cambiamento fisico e sociale delle nostre metropoli. In questa raccolta di testi fra arte e architettura, design e restauro, Gianni Biondillo ci racconta, come in ogni suo libro, romanzi compresi, il territorio, i suoi talenti e le sue contraddizioni, gettando uno sguardo competente (spesso polemico, ma sincero) che si astiene dai numerosi luoghi comuni su una disciplina da lui tanto amata. Usando la lingua del narratore, fra ricordi personali, riscoperte di architetti dimenticati, incontri con giovani designer e dialoghi con maestri contemporanei, Biondillo ci porta dentro il grande racconto della metropoli e dei suoi vocaboli, stilando un appassionato prontuario di seduzione urbana che dobbiamo conoscere tutti. Perché nessun paesaggio è innocente e nessuno di noi può fare a meno di reclamare il proprio diritto alla città.


Biondillo fa un'analisi della nostra Italia, un Paese fragile, da diversi punti di vista, che cerca un modo per risanarsi. Solo che in questa ricerca, spiega l'autore, si è spesso vittima di pregiudizi e stereotipi che tutti dovremmo provare ad abbandonare per riuscire a trovare la vera soluzione, quella che possa permettere alle nostre città di rinascere e di rivivere in una versione più green, non concentrandoci solo su alcune, isolate grandi opere ma ripensando l'intera nazione, partendo dai piccoli spazi per arrivare, man mano, a quelli più grandi, in una visione "capillare e diffusa". 
Oggi siamo più proiettati a pensare e a studiare soluzioni che siano alla moda, che siano cool, come dice Biondillo, che sembrano avere come unico obiettivo quello di mostrare il genio creativo di chi li ha creati, facendoci dimenticare che, invece, il loro obiettivo dovrebbe essere quello di ricucire le ferite presenti nei nostri territori.
In questa nuova visione un ruolo fondamentale è rappresentato dagli architetti e dai designer che dovrebbero provare a mettere da parte il loro egocentrismo e la necessità di dimostrare quanto sono bravi per mettere il loro lavoro al servizio del benessere comune. Certo c'è da dire che sono diventati anche vittime, essi stessi, di stereotipi e pregiudizi, con il mito dell'archistar e con una serie di etichette che sono state appiccicate loro addosso.

Una riduzione e una banalizzazione dell'attività che spaventa [...]
L'architetto come stilista, come parrucchiere. I nuovi professionisti, abbacinati dalla nuova e inedita visibilità del fenomeno delle cosiddette archistar, sembra abbiano perduto il significato del ruolo etico del progettare.


Una cosa che mi ha colpito molto è il racconto di Milano, Roma e Napoli, città anch'esse piene di stereotipi e pregiudizi, ma che Biondillo prova a raccontare con i suoi occhi. Mi sono ritrovata quasi totalmente nella descrizione che fa di Roma, una città che ti accoglie, ma che non sei capace di spiegare o di raccontare fino in fondo, che riesce a mostrarti una nuova faccia di sé ogni volta che arrivi, una città sempre da scoprire, che ha sempre qualcosa di nuovo da raccontare e che tu, visitatore o cittadino, sei incapace di descrivere.

Con Roma perdi sempre. Inutile provarci, il destino è fallire. Sono anni che tento di raccontarla, sono anni che rinuncio. Ogni volta mi avvicino alla città di sottecchi, zitto zitto, cerco di non farmi notare, arrivo quasi sempre di sera col treno, quando il sole generoso arrossa il cielo e ferisce la cornea, quando il ponentino ruffiano rinfresca la camicia, ma già mentre tento col piede il basalto dei sanpietrini instabili del piazzale, già ai primi passi Roma precipita prepotente su di me, sfonda le mie fragili difese, mi annichilisce. L'analista urbano rinuncia, lo scrittore ammutolisce, mi lascio sopraffare. Forse non potrò mai davvero comprenderla, questa città.


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