Canto XXIX e Canto XXX

 Inferno. Canto XXIX




Ottavo Cerchio - Decima Bolgia: Falsari.

La prima parte del canto è dedicata alla conclusione della visita della Nona Bolgia, per poi arrivare nella Decima Bolgia.
Qui lamenti assortiti e strani feriscono le orecchie di Dante, costringendolo a tapparsele.
Non gli avanza una mano per il naso e il guaio è che dal basso lo investe un atroce fetore di corpi in decomposizione.
I dannati ospitati in questa bolgia sono classificati come Falsari, in particolare qui si parla di Alchimisti. La loro pena consiste nell'essere preda di fastidiose e ripugnanti malattie.


Quando noi fummo sor l’ultima chiostra

di Malebolge […]

lamenti saettaron me diversi,

che di pietà ferrati avean li strali;

ond’io li orecchi con le man copersi.                                 45

[…]

Ma nell’ultima bolgia de le diece

me per l’alchìmia che nel mondo usai

dannò Minòs, a cui fallar non lece».                                 120



Inferno. Canto XXX



Ottavo Cerchio - Decima Bolgia: Falsari

Continuazione del canto precedente. Qui si prendono in esame i Falsari di persona, ovvero coloro che finsero di essere altri per raggiungere i loro scopi.
In questo canto il tono è sempre comico-realistico fino al grottesco per riuscire a rappresentare con le parole le pene e le colpe dei dannati.
Questa seconda categoria è afflitta da idrofobia, ma 7 secoli di studi non hanno portato a capirne il senso fino in fondo.
In quest'ultima bolgia sono affastellati gli scampoli, le scorie, l'«omissis» di Malebolge: chimici o «alchimisti sofistici», falsomonetari, impostori, calunniatori, bugiardi.


Questa a peccar con esso così venne,

falsificando sé in altrui forma,

come l’altro che là sen va, sostenne,                            42

 

per guadagnar la donna de la torma,

falsificare in sé Buoso Donati,

testando e dando al testamento norma».                     45





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