Il destino di una fata

 


Elisabetta Gnone, Il destino di una fata, Salani, 2021, pp. 288, € 16,90.




Suoni, segreti e inattese verità di una valle e di un villaggio pieni d’incanto

Una nuova voce, quella dell’autrice, ci racconta la storia di Fairy Oak. Sa molte cose e moltissime ne svela, arricchendo il dipinto che ritrae il popolo della Valle di Verdepiano di dettagli assai curiosi e di nuove, inaspettate sfumature. Il nuovo romanzo di Elisabetta Gnone rivela tutti i segreti (o quasi) della comunità, buffamente assortita, che convive serenamente nel villaggio della Quercia Fatata. In questi anni all’autrice sono state rivolte tante domande e curiosità a proposito della saga, e ha pensato che un libro potesse colmare quei vuoti e risolvere quei dubbi che in tanti sentono ancora d’avere riguardo i suoi abitanti. 


Poiché l’autrice sa tutto di questa storia, ed è una voce fuori campo, può svelare segreti, entrare in dettagli e raccontare aneddoti e situazioni che i suoi personaggi non possono conoscere o riferire. Per esempio Elisabetta sa quando Grisam Burdock s’innamorò di Pervinca Periwinkle – il momento esatto – e quando il cuore del giovane inventore Jim Burium diede il primo balzo per la sorella di Pervinca, Vaniglia. Sa cosa pensò la fata Felì la prima volta che vide dall’alto il piccolo villaggio affacciato sul mare ed è soprattutto di lei che vi narra, del primo e dell’ultimo anno che Sefeliceleisaràdircelovorrà passò a Fairy Oak, e di quei pochi istanti in cui si compie il destino di una fata. Un destino comune a molti, come scoprirete...



Pervinca: il nome di una bambina affidabile e coraggiosa, ribelle e intelligente, precoce e imprevedibile. Con una macchietta color pervinca sulla pancia. Fu chiamata così la bambina che nacque a mezzanotte e un minuto del trentuno ottobre.

Vaniglia: è il nome caldo di un fiore latteo, generoso di frutti e dal cuore dolcissimo. Un fiore che ama la luce, ma accetta di stare in penombra. Il nome di una bambina che aspettò di vedere il sole per nascere, una creatura luminosa, gentile, sincera.

Vaniglia e Pervinca, bianco e blu, opposte e indivisibili, furono chiamate Babù e Vì.





Una nuove storia ci riporta a Fairy Oak per raccontarci ancora qualcosa.

Questa volta la narrazione è da un punto di vista del tutto diverso, un punto di vista onnisciente, di chi sa tutto e può raccontare tutto. 

La storia, infatti, ci viene raccontata con la voce dell'autrice, di Elisabetta Gnone, che dichiara subito di voler raccontare ciò che lei sa e che, da anni, tutti le chiedono.

E così il racconto si snoda attraverso sentimenti, emozioni, sensazioni e vicissitudini di cui magari non sapevamo o non ci eravamo resi conto fino in fondo.

Un racconto attento, coinvolgente e, a tratti, con quella punta di ironia che non guasta mai che non manca di lasciarci qualcosa su cui riflettere.


Credere il se stessi è importante e nessun ostacolo è insormontabile.

A volte bisogna sacrificare qualcosa per ottenere ciò che si desidera.




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