Il Digiunatore

Enzo Fileno Carabba, Il Digiunatore, Ponte alle Grazie, 2021, pp. 254, € 16,00.


Il digiunatore aveva fame di tutto ma doveva sempre fare a meno di qualcosa.




Cari amici/amiche Lettori/Lettrici,

oggi vorrei consigliarvi e proporvi la lettura di un libro che porta con sé una serie di domande e anche di provocazioni che, però, ci spingono a fare alcune riflessioni.

Il libro è Il Digiunatore di Enzo Fileno Carabba, edito da Ponte alle Grazie, in uscita il 13 gennaio.

Questo libro racconta la storia di Giovanni Succi, un uomo vissuto alla fine dell' '800, divenuto famoso per i suoi digiuni. Succi è un personaggio realmente esistito, su cui esistono tantissimi documenti, sconosciuto ai molti ma che, in qualche modo, ha segnato la sua epoca, ha ispirato un racconto di Kafka, ha incontrato personalità del calibro di Freud e di Salgari.

La vita di Succi che, fin da bambino, quando sua mamma e sua nonna lo riempivano di cibo, capiva che era "Troppa Roba", "Oppa Oba" nel linguaggio di bambino, si basa sulla privazione, sul digiuno. Grazie alle sue prove di digiuno diventa un fenomeno mondiale, fa viaggi, vive esperienze e fa dimostrazioni dappertutto. Naturalmente non è sempre capito infatti sarà più volte rinchiuso nel manicomio della Lungara, fondamentalmente senza una diagnosi precisa, e anche lì riuscirà a distinguersi e a farsi notare.


Oppa Oba. 

Troppa Roba. 

Aveva avuto una visione del futuro dell'umanità?


A una parte della mente del Succi piaceva stare rinchiusa o rimpiattata. Lo faceva stare bene, ridotto all'essenziale. L'opposto di troppa roba.


La figura del Succi è una figura che oscilla, a mio avviso, tra un'apparente semplicità e una complessità difficile da decifrare. Tutto ciò che Succi dice o "professa" sembra di una semplicità quasi disarmante, almeno per come lui lo esprime e cerca di raccontarlo agli altri, ma analizzando con attenzione ciò che dice si possono trovare tantissimi spunti di riflessione e si può capire quanto Giovanni Succi fosse un personaggio ante litteram in tantissime categorie: performer, mentalista, divulgatore, radunatore di folle.


Cullato da sensazioni di potenza e dolcezza, decise di prolungare il digiuno a tempo indeterminato. Non si limitava a digiunare nella realtà. Voleva essere padrone di sé stesso nelle altre dimensioni. Tratteneva il respiro, frenava i battiti del cuore, scivolava in uno stato di torpore, si addormentava. Sognava di non mangiare e questi sogni lo visitavano con intensità, generando un piacere che superava le barriere corporee. Una specie di fantasma si staccava da lui e andava in giro per il mondo.


Gli fu chiaro il suo destino di gloria: avrebbe liberato le masse mondiali affamate affamandole ancora di più, portandole oltre il corpo e verso l'immortalità. Sentì dentro di sé una bontà sovrumana. Il sapore della sua vita.


Quindi la riflessione principale che voglio proporre anche a tutti voi è: "Di cosa faremmo a meno oggi?"

In una società basata sul superfluo, in cui tutto è "Troppa Roba" a cosa saremmo disposti a rinunciare? Invito tutti a proporre la loro riflessioni, qui o sui social, usando l'hastag #fareameno, magari riuscendo ad avviare una discussione che possa anche portarci a capire qualcosa di tutti noi.


IL LIBRO. Nato a metà Ottocento a Cesenatico Ponente, terra di mangiatori, Giovanni Succi si impone sulla scena del mondo come il più grande digiunatore di tutti i tempi. C’è qualcosa in lui di invulnerabile, che non si arrende neanche all'evidenza. Qualcosa che ha imparato ancora bambino dalle carovane dei circhi, quando scendevano dal Paradiso Terrestre verso la pianura romagnola. Alla saggezza errante dei saltimbanchi, Giovanni deve la sua gioia e la sua salvezza, l’urgenza di diventare quello che è: uno spirito sensibile, un leone indomabile, un profeta immortale. Guidato dall'utopia del socialismo e dal battito del suo cuore, veleggia libero come un elisir attraverso deserti e savane, cespugli e radure, nuvole e gabbie, e mette il suo digiuno al servizio dell’umanità. Coltivando in sé la sorgente di una speranza illimitata – riflessa in donne dai nomi armoniosi quali Ginevra, Gigliola, Guerranda –, segue il suo respiro per il mondo, dal Canale di Suez al manicomio della Lungara, dalle strade del Cairo e di Milano alle corsie della Salpêtrière. Incontra donne-belve e grandi esploratori, Sigmund Freud e Buffalo Bill, mentre l’Occidente sfocia nella modernità e perde per sempre l’innocenza. In questa biografia sentimentale, Carabba parte da una storia vera per trasfigurarla in un grande romanzo, che ci svela il valore del dubbio, le acrobazie dell’entusiasmo, la fierezza della semplicità. Perché è proprio lì, sul confine tra il pieno e il vuoto, dove la nebbia personale si dissolve nell’incontro con gli altri, che si nasconde la promessa dell’eternità.


Grazie a Ponte alle Grazie per avermi dato la possibilità di leggere questo libro in anteprima e di partecipare alla piacevole chiacchierata in presenza dell'autore, insieme ad altri/e colleghi/e che hanno reso tutto ancora più interessante offrendo molteplici spunti di riflessione. 



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