No More Wars

 


Fortunata la terra che non ha bisogno di eroi scriveva Bertolt Brecht.

Lo scriveva tanto tempo fa, quando le guerre sembravano essere all’ordine del giorno. Leggendo queste parole abbiamo sperato che potessero non diventare attuali perché avrebbe voluto dire vivere in un momento di pace e serenità in cui non ci sarebbe stato bisogno di eroi.

Invece?

Invece questa frase appare più che mai attuale, contemporanea.

Veniamo da due anni di pandemia, durante i quali le nostre vite, le nostre abitudini, la nostra quotidianità sono state stravolte. Abbiamo avuto bisogno di eroi, forse per sentirci un po’ più forti, meno vulnerabili. Abbiamo esaltato e quasi osannato i medici (salvo poi attaccarli e aggredirli quando tutto sembrava più tranquillo, perché abbiamo la memoria corta, dimentichiamo presto).

Pensavamo che un periodo di difficoltà estrema stesse finalmente finendo quando giornali e telegiornali ci hanno colpito con una nuova mazzata devastante: la guerra.

Viviamo in un mondo in cui sembrano non esistere più confini, in cui ognuno di noi si sente (ed è) cittadino del mondo. In cui i giovani viaggiano da una nazione all’altra sentendosi sempre a casa, conoscendone lingua e cultura. Eppure oggi, nel 2022, sembra di essere tornati ai primi anni del ‘900 con una guerra scoppiata per dei confini. Per la smania di potere, di volersi sentire più forte, pensando di poter prevalere sempre su qualcuno. È questo il mondo che vogliamo? È questo che vogliamo lasciare alle generazioni future? Perché dobbiamo ancora una volta esaltare le azioni semplici di persone semplici innalzandoli a eroi?

Ripenso all’immagine di una donna ucraina che si ferma davanti a un soldato russo con in mano un mucchietto di semi che dice al soldato di metterseli in tasca così germoglieranno una volta che verrà sotterrato. Abbiamo pensato che quella donna fosse molto coraggiosa, così come tutti gli Ucraini che resistono, pacificamente. Mi è venuto da pensare all’uomo con le buste della spesa di piazza Tienanmen. Sono passati oltre 30 anni eppure sembra che il tempo si sia fermato o, addirittura, sia tornato indietro.

Già! Ma io non le voglio vedere più queste immagini perché vorrebbe dire che, forse, stiamo provando a vivere tutti insieme pacificamente e non a farci la guerra per un pezzo di terra. 

Ho riflettuto tanto in quest giorni, indecisa se dire la mia o tacere. Poi ho pensato che di fronte a certe immagini non bisogna tacere, nessuno deve farlo: tacere vuol dire diventare complice.

Vedo le immagini che scorrono alla TV e mi sento impotente. Vedo le migliaia di persone ammassate nelle stazioni in attesa di un treno per qualsiasi destinazione basta che sia lontano da lì. Vedo i cittadini russi scendere in piazza per protestare contro la guerra pur sapendo i rischi che corrono. Mi chiedo se tutte le battaglie fatte per conquistare dei diritti fondamentali siano servite a qualcosa, visto che ancora c’è chi non è libero di esprimere il suo pensiero. Io proverò a battermi sempre affinché ognuno possa dire la sua opinione, perché non esistano più guerre fratricide, ma i conflitti si possano superare col dialogo e col confronto: solo così ci può essere convivenza, crescita. Non bisogna essere d’accordo a tutti i costi, ognuno deve poter esprimere il proprio pensiero liberamente e chi ascolta lo deve accogliere pur non condividendo ma provando a confrontarsi e magari a trovare un punto d’incontro. Perché una via di mezzo è sempre possibile, basta solo saperla cercare.


Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere.





 

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