Purgatorio. Canto I
Purgatorio. Canto I.
Il Canto
si apre con l’invocazione alle Muse, a cui Dante si rivolge affinché la sua
poesia possa risorgere dopo essere morta “nel regno della morte eterna”.
Il
Proemio del Purgatorio è più ampio rispetto a quello dell’Inferno, Dante avvisa
il lettore del livello più alto rispetto alla I Cantica, ma non manca di
ribadire che avrà bisogno dell’ispirazione divina per descrivere ciò che vedrà.
Dante e Virgilio si trovano all'aperto, respirano l’aria pura e ammirano un cielo
azzurro, il cielo dell’alba della mattina di Pasqua. Dante vede quattro stelle
che, simbolicamente, rappresentano le quattro virtù cardinali (Prudenza,
Giustizia, Fortezza, Temperanza) donate ad Adamo ed Eva e alle quali hanno però
rinunciato con il peccato originale.
La luce
delle stelle illumina il volto di un vecchio come se fosse investito dalla luce
del sole. “Le quattro virtù splendono su quel viso col fulgore della grazia
divina”.
Ma chi è l’uomo che Dante e Virgilio incontrano per primo? Sarà Virgilio a spiegarlo, invitando Dante a inginocchiarsi.
È Catone l’Uticense, che si uccise appunto in
Utica, poco lontano da Cartagine, a soli 48 anni. L’austerità dei costumi, dei
pensieri e delle azioni lo fa considerare un patriarca. I tratti che lo
caratterizzano sono “la giustizia infusa, l’immunità da qualsiasi odio di
parte, la predilezione per i vinti, l’essere «improntato» alla divinità e «imbevuto
di spirito divino», la consapevolezza e la forza di testimoniare, nell'atto di
morire «a compianto del dolore e ad espiazione dei delitti del genere umano»,
che l’uomo merita «qualcosa di più nella vita».
La dantistica
ha molto opinato che la libertà cui Catone rinuncia col suicidio per sottrarsi
alla vista del despota trionfante e all'onta di subirne la clemenza ha
carattere strettamente politico ed è tutt'altra dalla libertà del cristiano che
non teme il martirio e, all'occorrenza lo sceglie, per abnegazione di fede. […]
Il Catone di Dante è il punto di intersezione fra l’etica stoica e l’imitazione
di Cristo: è la più perfetta «figura di Cristo» estratta dal canone degli eroi
gentili.” (Vittorio Sermonti, Il
Purgatorio, Garzanti, 2020)
[...]
e canterò di quel secondo regno
dove l’umano spirito si purga
e di
salire al ciel diventa degno. 6
Ma qui
la morta poesì resurga,
o sante
Muse, poi che vostro sono;
e qui
Caliopè alquanto surga, 9
seguitando
il mio canto con quel suono
di cui
le Piche misere sentiro
lo colpo
tal, che disperar perdono. 12
Dolce
color d’oriental zaffiro,
che
s’accoglieva nel sereno aspetto
del
mezzo, puro infino al primo giro, 15
[...]
I’ mi
volsi a man destra, e puosi mente
a
l’altro polo, e vidi quattro stelle
non
viste mai fuor ch’a la prima gente. 24
[...]
vidi
presso di me un veglio solo,
degno di
tanta reverenza in vista,
che più
non dee a padre alcun figliuolo. 33
Lunga la
barba e di pel bianco mista
portava,
a’ suoi capelli simigliante,
de’ quai
cadeva al petto doppia lista. 36
[...]
Or ti
piaccia gradir la sua venuta:
libertà
va cercando, ch’è sì cara,
come sa
chi per lei vita rifiuta. 72
Tu ‘l
sai, ché non ti fu per lei amara
in Utica
la morte, ove lasciasti
la vesta
ch’al gran dì sarà sì chiara. 75
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