Purgatorio. Canto III

 Purgatorio. Canto III.




Spiaggia del Purgatorio. Incontro con le anime dei contumaci e dialogo con Manfredi di Svevia.

Contumaci: coloro che sono morti dopo essere stati scomunicati dalla Chiesa.

 

Il Canto si divide in tre parti:

- Il rimprovero di Virgilio a Dante

- L’incontro delle anime dei contumaci

- Il dialogo con Manfredi di Svevia.

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Tre momenti diversi ma legati dalla stessa tematica: la grazia e la giustizia divina.

Dante crede che Virgilio lo abbia abbandonato perché non ne vede l’ombra, ma Virgilio lo rimprovera spiegando come le anime non possano avere l’ombra ma possano ugualmente subite le pene inflitte. Nelle parole di Virgilio c’è tutto il suo risentimento e rammarico per aver vissuto in modo retto ma di non aver conosciuto Dio e per questo è destinato a rimanere nel Limbo in eterno senza possibilità di redenzione.

La giustizia divina ha invece salvato le anime che incontrano, i Contumaci, ovvero coloro che sono morti dopo essere stati scomunicati dalla Chiesa e per questo sono costretti a trascorrere un lungo periodo nell’Antipurgatorio prima di raggiungere le Cornici. L’episodio è un intermezzo narrativo tra l’inizio e il successivo episodio, l’incontro con Manfredi.

Dante descrive le anime dei penitenti come delle pecorelle che si muovono lente e pavide, mansuete e remissive dinanzi alla giustizia divina.

Tra loro c’è Manfredi di Svevia attraverso cui Dante fa un discorso sulla salvezza e sulla giustizia divina: Manfredi rappresenta il cattivo cristiano che non ha rispettato l’autorità ecclesiastica per motivi politici attirandosi la scomunica, ma rappresenta anche l’esempio della grazia divina.

“Manfredi è il primo a raccontarci, in Purgatorio, con voce di fratello, che cosa succede a morire, che facciamo, Dio che fa. Nell’attimo in cui ognuno si rattrappisce, solo, sull’orlo del buio, Manfredi ha creduto nella promessa di Gesù crocifisso e, rantolando in lacrime cinque parole latine, ha scatenato lo scandalo della pietà di Dio. Così il bastardo benegenito all’esistenza terrena, pur morendo in contumacia della Chiesa, si è benegenito alla vita eterna.

Biondo e bello e di nobile tratto com’era al mondo, sarà nei secoli dei secoli. Ma traversando il cristallo della morte, si è sfregiato. Nei secoli dei secoli, lo sfregio dividerà quel ciglio come segno dell’unzione.” (Vittorio Sermonti, Il Purgatorio, Garzanti, 2020)

[…]

A sofferir tormenti, caldi e geli

simili corpi la Virtù dispone

che, come fa, non vuol ch’a noi si sveli.                       33

 

Matto è chi spera che nostra ragione

possa trascorrer la infinita via

che tiene una sustanza in tre persone.                        36

 

State contenti, umana gente, al quia;

ché se potuto aveste veder tutto,

mestier non era parturir Maria;                                       39

 

e disiar vedeste sanza frutto

tai che sarebbe lor disio quetato,

ch’etternalmente è dato lor per lutto:                             42

[…]

Come le pecorelle escon del chiuso

a una, a due, a tre, e l’altre stanno

timidette atterrando l’occhio e ‘l muso;                         81

 

e ciò che fa la prima, e l’altre fanno,

addossandosi a lei, s’ella s’arresta,

semplici e quete, e lo ‘mperché non sanno;               84

 

sì vid’io muovere a venir la testa

di quella mandra fortunata allotta,

pudica in faccia e ne l’andare onesta.                          87

[…]

Io mi volsi ver lui e guardail fiso:

biondo era e bello e di gentile aspetto,

ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso.                        108

 

Quand’io mi fui umilmente disdetto

d’averlo visto mai, el disse: «Or vedi»;

e mostrommi una piaga a sommo ‘l petto.               111

 

Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi,

nepote di Costanza imperadrice;

ond’io ti priego che, quando tu riedi,                           114





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