Purgatorio. Canto IV

Purgatorio. Canto IV.



Dante e Virgilio raggiungono il punto in cui si accede al monte e salgono, faticosamente, fino al primo balzo dell’Antipurgatorio.

Incontro con le anime dei pigri a pentirsi e con Belacqua.

Centrale all'interno del canto è il tema del tempo che viene rappresentato dal corso del sole. Il discorso sul tempo raggiungerà il suo culmine con l’incontro con Belacqua.

Dante e Virgilio inizio a risalire il monte del Purgatorio ma non senza difficoltà.  La salita è allegoria del percorso morale dell'anima umana verso la virtù e la salvezza, che è naturalmente un percorso difficile, anche se poi Virgilio spiegherà che l'ascesa è ardua solo all'inizio e diviene poco alla volta più agevole, fino ad essere semplice come seguire la corrente di un fiume.

Le anime che incontrano durante la loro ascesa sono quelle dei pigri a pentirsi, che devono aspettare nell'Antipurgatorio per tutto il tempo della loro vita prima di poter entrare in Purgatorio. Tra di loro c’è un'anima che inizia quasi a prendere in giro Dante e che Dante stesso non fatica a riconoscere: è Belacqua che spiega la tipologia delle anime a cui appartiene e la pena a cui sono sottoposte.

 

[…]

Poi che noi fummo in su l’orlo suppremo

de l’alta ripa, a la scoperta piaggia,

«Maestro mio», diss’io, «che via faremo?».                 36

 

Ed elli a me: «Nessun tuo passo caggia;

pur su al monte dietro a me acquista,

fin che n’appaia alcuna scorta saggia».                       39

 

Lo sommo er’alto che vincea la vista,

e la costa superba più assai

che da mezzo quadrante a centro lista.                         42

[…]

«O dolce segnor mio», diss’io, «adocchia

colui che mostra sé più negligente

che se pigrizia fosse sua serocchia».                          111

 

Allor si volse a noi e puose mente,

movendo ‘l viso pur su per la coscia,

e disse: «Or va tu sù, che se’ valente!».                       114

 

Conobbi allor chi era, e quella angoscia

che m’avacciava un poco ancor la lena,

non m’impedì l’andare a lui; e poscia                          117

 

ch’a lui fu’ giunto, alzò la testa a pena,

dicendo: «Hai ben veduto come ‘l sole

da l’omero sinistro il carro mena?».                            120

 

Li atti suoi pigri e le corte parole

mosser le labbra mie un poco a riso;

poi cominciai: «Belacqua, a me non dole                   123

 

di te omai; ma dimmi: perché assiso

quiritto se’? attendi tu iscorta,

o pur lo modo usato t’ha’ ripriso?».                              126

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