Vite mie

 Yari Salvetella, Vite mie, Mondadori, 2022, pp. 252, € 18.50.


Amare non è sufficiente, bisogna sapere come si fa. Talvolta una vita non basta a impararlo per bene, oppure l’abilità coltivata negli anni si dissolve misteriosamente e non rimane altro che un senso di inadeguatezza e di nostalgia. Serve più di una vita, a Claudio Prizio, per poter sentire che sta davvero ricominciando da capo. Gli serve, anzitutto, cercare sé stesso negli altri. Claudio chiede riparo, come ha sempre fatto, alla famiglia, ma anche gli equilibri domestici si stanno ormai modificando. La sua è una famiglia particolare e al tempo stesso normalissima, che custodisce grandi dolori, legami insoliti e momenti di autentica felicità. Tutti devono trovare la forza di lasciar andare il passato: la sua compagna Agata, i suoi quattro figli – due dei quali ormai adulti – e soprattutto lui.

Claudio cerca sé stesso in casa, ma anche nella sua città: Roma è così prodiga di incontri che finisce per stordirlo in un vortice di coincidenze. Da qualche tempo, infatti, Claudio non fa che ravvisare somiglianze tra sé e le persone in cui si imbatte: un guidatore distratto che quasi lo investe al semaforo, un rocker attempato, un agente immobiliare, una donna che si è rifugiata in campagna. I suoi simili sono specchi, ma anziché aiutarlo a comprendere la propria identità, sembrano avvilupparlo in un gioco di riflessi senza scampo.

Come si fa a passare oltre preservando la memoria, ma senza diventarne schiavi? Roma, che tutto custodisce e a niente pare far caso, è una maestra in quest’arte, e suggerirà a Claudio lo stratagemma – l’ultima illusione, forse – per liberare sé stesso e coloro che ama.

Vite mie è una impetuosa esplorazione esistenziale spinta avanti da domande brucianti: cosa vuol dire amare a un certo punto della vita, e quando la vita ha già colpito duro? Come si fa a non dare per scontati i nostri legami e renderli invece speciali, unici e duraturi?

Un romanzo pervaso di riflessioni sull’amore, sulla famiglia, sul nostro rapporto con il tempo che passa. Un libro emozionante e commovente che con una scrittura ipnotica, nitida, plastica, prova a raccontarci qualcosa di essenziale che sempre ci sfugge.

 

 

Questo libro invita un po’ tutti noi a fare i conti con le nostre vite, con la nostra quotidianità, con i nostri amori, i nostri dolori, le nostre sofferenze. Il nostro passato. A volte ci nascondiamo dietro mille banalità, mille scuse per non affrontare veramente ciò che ci fa male e che, lentamente, ci logora. È quanto succede a Claudio, il protagonista di Vite mie.

 

Non so più amare. Il mio non è più un sentimento ma un’assuefazione, non mi serve a essere migliore, solo a sentirmi normale.

[…] Amo per sollievo, per salvarmi, per dedizione, perché mi piace ritenere che sia necessario, ma non mi riesce bene come un tempo. Non so trasformare tutto in una promessa, non azzecco le mosse giuste. Sbadiglio, senza leggerezza. Quando tento ancora di costruire, poi sfiato acrimonia e rispostacce; non di rado assumo pose patetiche ma le contraddico alla svelta con improvvide freddezze. Farico a capire dove e con chi vorrei essere e a fare cosa.

 

Claudio a un certo punto della sua esistenza si sente quasi oppresso dalla sua vita e quasi incapace di amare come aveva sempre fatto. La sua è una famiglia non proprio tradizionale ma come penso ne esistano tante oggi e Claudio sente come suoi anche dei figli che suoi non lo sono ma che ha contribuito a crescere e con cui ha condiviso un dolore e una sofferenza enormi e che, lentamente, stanno divorando Claudio.

Claudio sente il bisogno di ritrovare sé stesso e capisce che per farlo e per provare a tornare, almeno in parte, ciò che era un tempo, deve chiudere i conti col passato, un passato doloroso che lo ha segnato particolarmente.

 

Sono quello che prova a confondere la memoria e i suoi traumi, impilandoli nel caos lieto della quotidianità. […] solo nella routine mi sento al sicuro e posso dire: eccomi, sono io. La routine mi danna ma ne ho bisogno perché è la giungla perfetta in cui nascondersi, anche quando sai che stai dando di matto, anche quando sai che il passato ti reclama e ti divora.

 

Un libro che ci riguarda un po’ tutti. Una storia che, con qualche variante, tutti abbiamo vissuto e che ci invita a non dubitare mai di noi stessi: siamo sempre più forti di quanto possiamo immaginare.



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