Purgatorio. Canto XXV

 Purgatorio. Canto XXV




Salita dalla VI alla VII Cornice. Spiegazione di Stazio circa la generazione delle anime e dei corpi aerei. Ingresso nella VII Cornice.

 

Il Canto ha argomento prevalentemente didascalico, essendo dedicato per la maggior parte alla complessa spiegazione di Stazio circa la generazione dell'anima e la formazione dei corpi umbratili dopo la morte, per chiarire il dubbio di Dante sulla fisicità della pena dei golosi.

Stazio spiega a Dante la complessa procedura con cui si forma l'anima umana dopo il concepimento, seguendo strettamente la trattazione in materia di san Tommaso d'Aquino: preme soprattutto a Dante ribadire che l'anima dell'uomo ha tre potenze, due delle quali sono comuni alle piante (quella vegetativa) e agli animali (quella sensitiva o sensibile), mentre la terza (quella razionale o intellettiva) è infusa nell'uomo direttamente dal motor primo, cioè da Dio.

La spiegazione di Stazio trae spunto dalla pena dei golosi, ma si lega in qualche modo anche a quella dei lussuriosi che sono bruciati dal muro di fiamme della VII Cornice ed è non meno fisica e materiale.

La curiosità di Dante che osserva le anime nel fuoco e bada a non mettere il piede in fallo cadendo nel vuoto anticipa l'ulteriore descrizione dei penitenti che occuperà buona parte del Canto seguente.

[…]

E quale il cicognin che leva l’ala

per voglia di volare, e non s’attenta

d’abbandonar lo nido, e giù la cala;                               12

 

tal era io con voglia accesa e spenta

di dimandar, venendo infino a l’atto

che fa colui ch’a dicer s’argomenta.                              15

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