Purgatorio. Canto XXX
Nel Paradiso Terrestre. Apparizione di Beatrice e scomparsa di Virgilio. Aspro rimprovero di Beatrice a Dante.
Protagonista assoluta del Canto è naturalmente Beatrice, la cui apparizione è stata più volte evocata nel corso dei Canti XXVII-XXIX e che rappresenta l'evento centrale della prima parte del poema, il primo fondamentale traguardo raggiunto da Dante nel suo percorso di redenzione. Il Canto risulta diviso in due parti, la prima dedicata al preludio dell'apparizione della donna e alla scomparsa di Virgilio, col primo rimprovero di Beatrice, la seconda riservata al pianto di Dante e alle dure accuse di «traviamento» che lei gli rivolge.
L'apparizione di Beatrice è tale da suscitare ovviamente la forte emozione di Dante personaggio, che riconosce la donna da lui amata quando era in vita e ne rimane profondamente scosso: si volta verso Virgilio per comunicargli la sua emozione, ma il poeta latino è scomparso per lasciare il posto alla nuova guida di Dante, in quanto allegoria della ragione umana che cede il passo alla teologia.
Beatrice accusa Dante di averne tradita la memoria con un peccato di natura morale rivolgendo i suoi rimproveri non direttamente al poeta, ma agli angeli perché lui ascolti, dal momento che quelle creature vedono tutto nella mente di Dio e ben sanno quindi la natura delle azioni peccaminose da lui commesse: la donna sottolinea la necessità che Dante si renda conto della cattiva strada intrapresa a suo tempo e ammetta le sue colpe, attraverso un sincero pentimento manifestato attraverso il pianto, prima di essere immerso nel Lete le cui acque cancelleranno in lui ogni ricordo del peccato compiuto.
[…]
Quando di carne a
spirto era salita
e bellezza e virtù
cresciuta m’era,
fu’ io a lui men cara
e men gradita; 129
e volse i passi suoi
per via non vera,
imagini di ben
seguendo false,
che nulla promession
rendono intera.
132
Né l’impetrare
ispirazion mi valse,
con le quali e in
sogno e altrimenti
lo rivocai; sì poco a lui ne calse! 135
[…]
Per questo visitai
l’uscio d’i morti
e a colui che l’ha qua
sù condotto,
li prieghi miei, piangendo, furon porti. 141
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