Spare. Il minore

Prince Harry, Spare. Il minore, Mondadori, 2023.


È stata una delle immagini più strazianti del Ventesimo secolo: due ragazzini, due principi, che seguono il feretro della madre sotto gli occhi addolorati e sgomenti del mondo intero. Mentre si celebrava il funerale di Diana, principessa del Galles, miliardi di persone si chiedevano quali pensieri affollassero la mente di William e Harry, quali emozioni passassero per i loro cuori, e come si sarebbero dipanate le loro vite da quel momento in poi.

Finalmente Harry racconta quella storia, la sua.

Prima di perdere la madre, il principe Harry, all'epoca dodicenne, era considerato l’allegra e spensierata “riserva” (in inglese spare) del più serio erede al trono. Quel lutto, però, ha cambiato ogni cosa. Harry si è trovato ad affrontare problemi scolastici e a combattere contro la rabbia e la solitudine. E avendo incolpato la stampa per la morte della madre, faticava ad accettare una vita sotto i riflettori.

A ventun anni è entrato nell'esercito. La disciplina gli ha dato stabilità, e le missioni svolte hanno fatto di lui un eroe in patria. Ma ben presto si è ritrovato più smarrito che mai, affetto da un disturbo da stress post-traumatico e da paralizzanti attacchi di panico. E, soprattutto, non riusciva a trovare il vero amore.

Poi ha conosciuto Meghan. Il mondo è rimasto conquistato da quella storia da film e ha gioito per il loro matrimonio da favola. Eppure, fin dal principio, Harry e Meghan sono stati presi di mira dalla stampa e hanno dovuto subire ondate di insulti, razzismo e menzogne. Vedendo la moglie soffrire e temendo per la loro sicurezza e salute mentale, Harry si è trovato costretto a lasciare il paese per impedire che la storia, tragicamente, si ripetesse. Nei secoli, in pochi avevano osato abbandonare la famiglia reale. L’ultima era stata proprio sua madre.

Per la prima volta, il principe Harry racconta la sua storia, e lo fa con implacabile onestà. Spare. Il minore è un libro eccezionale, denso di particolari, rivelazioni e riflessioni intime, e illuminato dalla consapevolezza – conquistata a caro prezzo – che l’amore vince sempre sul dolore.



Essere un Windsor significava sapere quali erano le verità, immutabili e bandirle dalla mente. Significava assorbire i tratti fondamentali della propria identità, sapere per istinto chi eri si riduceva sempre in sostanza a essere il sottoprodotto di chi non eri.


Il racconto inizia dalla morte di Diana. Forse perché quello rappresenta un vero spartiacque nelle vite di William e Harry. C’è un prima e un dopo la morte della loro madre che rappresenta sicuramente un trauma che si porteranno dietro per sempre.

 Ricordo il giorno del funerale di Lady Diana (fu trasmesso in tv), la folla immensa, Elton John, William e Harry dietro il feretro della loro madre a testa bassa, in silenzio, senza una lacrima che solcasse i loro visi.

La trovai un’ingiustizia. Avevo la stessa età di Harry, ho la stessa età di Harry e mi immedesimai molto in lui e in quella assenza di lacrime.

Dappertutto ripetevano che i due Principi stavano seguendo il Protocollo Reale e mi chiedevo se veramente potesse esistere un protocollo da seguire di fronte alla bara di una madre morta a soli 36 anni in un incidente rimasto ancora avvolto nella nebbia.

Oggi Harry riesce a parlare quasi lucidamente di quel doloro e racconta come, in età adulta, sia riuscito finalmente a chiedere aiuto per provare ad affrontarlo.

Harry racconta molti episodi della sua vita, racconta i suoi errori, molti dovuti all’immaturità, altri, secondo me, solo per riuscire, inconsapevolmente, ad attirare l’attenzione su di sé e soprattutto (o forse esclusivamente) da parte della sua famiglia.

Harry si porta dentro quel dolore immane e inspiegabile che chi non ha provato non può capire. Un dolore di cui la sua famiglia non si è mai veramente resa conto (o non si è voluta rendere conto). Anche se suo padre, l’attuale Re Carlo, a un certo punto gli chiederà scusa per non essergli stato abbastanza vicino e per non averlo aiutato nel modo giusto.

Questo libro è stato accumulato da molti “rumors”, pubblicizzato come il fenomeno editoriale dell’anno. Ma in fondo, personalmente credo che non rappresenti nulla di così eclatante. Certo molti di noi immaginano la Famiglia Reale come una famiglia delle favole, ma in fondo questo libro ci dice che è pur sempre uguale a qualsiasi altra famiglia, con i suoi problemi, i suoi grattacapi, le sue discussioni e i suoi litigi.

La Famiglia Reale ha le sue regole, è chiaro, e ogni membro è tenuto a rispettarle. A Harry stavano strette? Forse. Ma non credo sia stato questo il motivo che lo abbia spinto a prendere la decisione di andare via.

Harry si è sentito solo. Ha passato la sua vita subendo qualsiasi tipo di attacco da parte della stampa e quando ha visto che quella stessa stampa se la stava prendendo con la donna che amava avrebbe voluto, desiderato, che la sua famiglia lo appoggiasse e lo sostenesse, magari anche provando a difenderlo.

Personalmente, leggendo questo libro, mi sono fatta una mia idea.

Dopo la morte di Diana, Harry ha vissuto la sua esistenza ossessionato dalla stampa, nella convinzione che la morte di sua madre fosse stata causata unicamente dai flash dei fotografi.

Ha sempre pensato che la stampa stesse perseguitando lui e, in seguito, sua moglie Meghan, prospettandosi un tragico epilogo com’era successo a sua madre.

La stampa e i fotografi molto spesso esagerano, non rendendosi conto di quando superano i limiti e i danni che potrebbero provocare, e forse, in parte, può essere successo anche con Harry e Meghan. Ma se sei un membro della Famiglia Reale non puoi pretendere di essere ignorato dalla stampa.

Harry ha preso le sue decisioni (esclusivamente sue?) e non tocca né alla stampa né ad altri giudicarle.

Leggendo il libro se ne potranno condividere o meno le ragioni esposte da Harry.

Ciò che emerge anche dal suo racconto è il profondo affetto nei confronti del padre e del fratello (oltre che con la nonna, la Regina Elisabetta) con cui aveva un rapporto di fiducia e complicità che si rammarica di aver perso.

Infine, una chiosa sul titolo “Spare” che letteralmente significa “riserva”.

Harry vive molto male il suo essere secondogenito, il fatto di essere una sorta di “pezzo di ricambio” per suo fratello maggiore. Ma di questo non può farne e non può farsene una colpa. Forse nella Famiglia Reale lo è? Di sicuro non è qualcosa contro cui si può combattere.

In definitiva, ciò che posso dire dopo aver letto questa storia è che Harry abbia sofferto molto e nessuno tra chi gli stava accanto sia riuscito a capire veramente la sua sofferenza.

Dalla scrittura emerge tutta la voglia di raccontare e di esternare ciò che per troppo tempo ci si è tenuti dentro ma risulta essere molto scorrevole.

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