Laura Imai Messina, L'Isola dei battiti del cuore, Piemme, 2022.
Alle porte di Tōkyō, in una cittadina lambita dall'oceano e circondata dalle montagne, sorge la casa dove Shūichi ha trascorso l'infanzia e dove ha appena fatto ritorno. Shūichi è un noto illustratore, ha quarant'anni e una cicatrice in mezzo al petto. È ossessionato dal proprio cuore che si ausculta ogni sera e dalle memorie confuse che ha del passato. Sua madre, per proteggerlo dai dispiaceri, ne ha manipolato i ricordi d'infanzia: di tutti i suoi piccoli drammi gli ha sempre raccontato una versione migliore. Ma se non si ha la certezza di aver sofferto in passato e di avercela fatta, da dove si ricava il coraggio di tentare ancora? È allora che Shūichi si accorge di un misterioso bambino che si aggira intorno alla casa. Questa strana presenza fa nascere in Shūichi molte domande: chi è quel bambino che lo osserva e perché ha scelto la sua casa? E soprattutto: come si pesca un pesce-bambino? Shūichi scopre che il pesce-bambino si chiama Kenta, ha otto anni e vive prodigiose avventure nella solitudine più assoluta. Ma il pesce-bambino che è Kenta e il disegnatore surfista che è Shūichi, stringono giorno dopo giorno una straordinaria amicizia e quell'incontro cambierà per sempre la loro vita. Li porterà in un luogo che batte al ritmo del cuore, pronunciato in tutte le lingue del mondo. È Teshima, un'isoletta remota nel sud-ovest del Giappone, dove sorge l'Archivio dei Battiti del Cuore. Dopo Quel che affidiamo al vento, Laura Imai Messina torna a un luogo incredibile eppure reale del Giappone. E, nel viaggio in cui ci conduce, ci permette di avvicinarci a un modo diverso di concepire la vita e i suoi smarrimenti. Ma soprattutto ci dona una delle chiavi essenziali per interpretare il presente: quella per ritrovare la felicità perduta.
«Per essere felici, serve innanzitutto immaginare di essere felici».
Laura Imai Messina ha una delicatezza inusuale nel raccontare le sue storie, sapendo e riuscendo a toccare le corde del cuore di tutti.
In questa storia ci racconta la difficoltà di essere felici ma anche la gioia nello scoprire e nel riscoprire la felicità che credevamo persa per sempre.
Spesso siamo portati a pensare che non saremo mai felici, che la felicità non ci apparterrà, soprattutto quando abbiamo conosciuto momenti felici e poi siamo stati travolti da un'immensa infelicità e grandissimo dolore. Ma questa storia ci spiega che anche il dolore può far parte della felicità perché solo quando siamo capaci di affrontare e superare un grande dolore riusciamo a riconoscere la grandezza della felicità anche nelle piccole cose.
La vita è un susseguirsi di naufragi.
L’isola in cui attracchiamo, lo stato della nostra nave, la zattera di fortuna, le braccia, l’unico oggetto rimasto della nostra vita conclusa, tutto diviene importante. Perché all'arrivo sulla spiaggia, qualunque fosse l’esistenza che lo ha preceduto, si tramuta in memoria.
Per quanto dolore si possa avere accumulato, capita che la vita ricominci da capo.
E poi Laura Imai Messina ci racconta di un altro luogo magico presente in Giappone, l'Isola dell'Archivio dei Battiti del Cuore, un posto dove vengono conservati i battiti di persone da tutte il mondo e, così com'era successo con "il Telefono del Vento" (in Quel che affidiamo al vento) ci ricorda che una persona non è mai veramente scomparsa nemmeno dopo la sua morte.
La morte non è un buon motivo per credere all'assenza delle persone.
Ciò che conta è tramandare la memoria perché le persone tornano in vita solo nella memoria di altre persone.
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