Desy Icardi, La pasticciera di mezzanotte, Fazi, 2023, pp. 336, € 17,00.
Nel 1917, durante la Grande guerra, Torino è scossa dai tumulti della cosiddetta rivolta del pane: a ogni angolo di strada vengono innalzate barricate e l’esercito fatica a contenere la furia della folla, stremata dalla fame e dal senso di ingiustizia.
È in queste giornate difficili che l’avvocato, scampato alla leva per via del suo gracile fisico, ritrova Jolanda, una donna già conosciuta anni prima, che sua madre avrebbe addirittura voluto fargli sposare.
Jolanda è un’aristocratica di bell’aspetto, cresciuta in una famiglia che ha sempre glorificato i privilegi delle classi più agiate; ma adesso le cose sono cambiate, e anche lei vive una situazione di profondo sconforto. Quello che non è cambiato, però, è il grande talento di Jolanda in cucina, un talento che la donna ha sempre tentato di celare ma che ora avrà modo di esibire, scoprendo una parte segreta di sé che la cambierà per sempre. Il sapore del cibo, infatti, si trasformerà pian piano in ricordo, nostalgia di anni lontani, fino a diventare sinonimo di pace e normalità. Proprio grazie al cibo, la donna sarà capace di riconciliarsi con il proprio passato e i fantasmi della sua famiglia che spesso tornavano a tormentarla.
In un’Italia ridotta quasi alla fame, in un periodo di crisi e razionamento, il senso del gusto diventa la chiave per la sopravvivenza, elemento nostalgico in grado di tenere vivi i ricordi e la sensazione di benessere legata al passato.
Dopo L’annusatrice di libri, La ragazza con la macchina da scrivere, La biblioteca dei sussurri e La fotografa degli spiriti, Desy Icardi ci regala ancora una volta personaggi indimenticabili, tratteggiando con maestria una Torino agitata dai moti popolari. La serie di romanzi legata ai cinque sensi e al piacere della lettura trova qui il suo straordinario finale con un racconto vivace e movimentato ispirato direttamente al senso del gusto e a un episodio ormai dimenticato della nostra storia.
In questo libro scorrono parallelamente due storie che, in un primo momento, sembrano non avere nessun punto in comune, ma che ci riserveranno qualcosa di inaspettato.
Da un lato abbiamo l'avvocato Ferro, centenario, che, dopo aver vissuto una vita immerso nei libri decide di scriverne uno lui stesso.
Dall'altro abbiamo la storia di Jolanda, di famiglia aristocratica, cresciuta insieme alla zia che sembra averle trasmesso solo pregiudizi e puzza sotto al naso, alienando quasi completamente i suoi sentimenti.
Due storie che ci riserveranno non poche sorprese e che avranno la capacità di dirci che fare del bene non è mai cattiva cosa e che le proprie origini non dovrebbero mai essere rinnegata o sconosciuto perché in esse ci potrà essere sempre qualcosa di buono e positivo per la vita di ognuno.
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