Purgatorio. Canto VI

 Purgatorio. Canto VI.




Canto politico, come lo era stato il Canto VI dell’Inferno e come lo sarà il Canto VI del Paradiso.

Sono particolarmente legata a questo: i suoi memorabili versi aprivano la mia tesi di laurea!

E poi credo che questo dimostri, ancora una volta, l’estrema attualità di Dante, di quanto ciò che ha scritto più di 700 anni fa sia facilmente applicabile ai giorni che viviamo, quasi come se avesse previsto tutto.

 

Ci troviamo ancora fra i morti per forza del secondo balzo dell'Antipurgatorio. Incontro con l'anima di Sordello da Goito. Invettiva contro l'Italia. Apostrofe contro Firenze.

Dante continua a essere assillato dalle anime che lo pregano di ricordarli presso i loro congiunti in vita affinché preghino per loro. Qui si apre una dissertazione in cui Virgilio spiega che le preghiere non serviranno a cancellare i peccati delle anime, ma contribuiscono a ridurre il tempo di penitenza. Questa parentesi serve a Dante per sottolineare, ancora una volta, la corruzione della Chiesa che lucrava sui suffragi sfruttando il dolore dei congiunti.

Segue poi l'incontro con Sordello al quale è sufficiente sentire che Virgilio viene da Mantova per perdere ogni alterigia e gettarsi ad abbracciarlo affettuosamente. E infatti è proprio l'affetto di Sordello verso un suo concittadino di cui non sa ancora il nome a far scattare la violenta invettiva di Dante contro l'Italia, che parte dal fatto che nell'Italia del suo tempo i cittadini sono in lotta l'uno contro l'altro. Dante riconduce la causa principale di tali lotte all'assenza di un potere centrale, che nella sua visione universalistica doveva essere garantito dall'Impero: è l'imperatore che dovrebbe regnare a Roma e assicurare pace e giustizia agli Italiani, invece il paese è ridotto a una bestia selvaggia che nessuno cavalca né governa.

L'ultima parte dell'invettiva si rivolge a Firenze, che come Dante afferma con amara ironia non è toccata da questa sua apostrofe, essendo i suoi cittadini impegnati ad assicurarle pace e prosperità.

[…]

Ahi serva Italia, di dolore ostello,

nave sanza nocchiere in gran tempesta,

non donna di province, ma bordello!                             78

[…]

e ora in te non stanno sanza guerra

li vivi tuoi, e l’un l’altro si rode

di quei ch’un muro e una fossa serra.                          84

[…]

O Alberto tedesco ch’abbandoni

costei ch’è fatta indomita e selvaggia,

e dovresti inforcar li suoi arcioni,                                     99

 

giusto giudicio da le stelle caggia

sovra ‘l tuo sangue, e sia novo e aperto,

tal che ‘l tuo successor temenza n’aggia!                    102

[…]

Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,

Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:

color già tristi, e questi con sospetti!                            108

Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura

d’i tuoi gentili, e cura lor magagne;

e vedrai Santafior com’è oscura!                                   111

Vieni a veder la tua Roma che piagne

vedova e sola, e dì e notte chiama:

«Cesare mio, perché non m’accompagne?».            114

Vieni a veder la gente quanto s’ama!

e se nulla di noi pietà ti move,

a vergognar ti vien de la tua fama.                                 117

[…]

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